Introduco un argomento che in seguito cercherò di approfondire più dettagliatamente.
Il termine Criminologia, spesso confuso con Criminalistica , richiama personaggi come Sherlock Holmes, oppure nella visione più moderna e accostato alle “tute bianche” sulla scena del crimine e le varie tecniche per la ricerca di tracce, è questo crea un errore; le due materie, o scienze, seppur affini, hanno un ambito di azione ben distinto e diverso tra loro, arrivando anche a creare dei malintesi.
L’immagine che negli ultimi anni si è andata a focalizzare nella mente delle persone è stata alimentata è stata alimentata anche dalle più svariate serie televisive, dei canali TV in chiaro, Top Crime e Giallo ad esempio, propongono h24 telefilm sull’argomento, facendo un mix tra Criminologia, Criminalistica ed azione legale che poi, nella realtà italiana, trova poco riscontro. Nonché con la sempre più assidua presenza di “Criminologi” nei Talk Show televisivi. Ritengo, mia semplice valutazione, che in questi programmi televisivi l’argomento viene trattato con una componente di superficialità, si trattano fatti criminosi valutando l’attività d’indagine, spesso presentata con lacune più o meno gravi, e sulla valutazione di “presunta colpevolezza” di un individuo, con un forte rischio di condizionamenti mediatici ed andando ad alimentare una sempre più profonda confusione tra Criminalistica e Criminologia.
È doveroso fissare delle condizioni ben precise; nel nostro paese non esiste ancora un “albo professionale” di Criminologi quindi non è una realtà professionale legalmente riconosciuta.
Come ho detto all’inizio le due materie agiscono in modi, e per certi aspetti anche con obiettivi, diversi tra loro: la Criminalistica agisce solo ed esclusivamente su cose materiali, tracce che potranno diventare prove concrete, ha lo scopo di analizzare il fatto criminoso, la scena del crimine, usando metodi scientifici e tecnologici atti all’identificazione dell’autore del reato, il reo; la Criminologia guarda il fatto criminoso allo scopo di valutare la mente del reo, il fenomeno criminoso e le cause che hanno portato al compimento del reato.
La differenza più marcata tra le due attività, probabilmente, la troviamo in fase di processo. Mentre gli atti del Criminalista accedono direttamente nel fascicolo processuale ed al dibattimento, essendo gli stessi “prova”, l’attività del Criminologo non ha alcuna rilevanza in fase processuale.
Non è escluso che un Criminologo possa essere incaricato dal Giudice come CTU (Consulente Tecnico d’Ufficio) o dalle parti del procedimento penale come CTP (Consulente Tecnico di Parte), ma quello che è importante evidenziare è che l’incarico “peritale” non è in virtù della figura del “Criminologo” ma strettamente legata ad altre attitudini Professionali o Accademiche; esempio, uno Psichiatra, con base di formazione in scienze criminologiche, può venire incaricato di valutare la capacità di intendere e volere del reo, o la capacità a poter sostenere un interrogatorio da parte della vittima del reato o un testimone.
Quando sopra ho parlato di Talk Show , infatti, è giusto evidenziare che i Criminologi invitati in trasmissione sono dei professionisti, medici, psichiatri, psicologi ecc. con una preparazione e formazione in materia di criminologia.
Secondo me l’Italia vede la figura del Criminologo con una visione tutta sua, l’immagine più comune dataci del Criminologo, in particolare nelle trasmissioni televisive, è di un professionista che traccia il profilo criminale del presunto autore, dell’indagato o condannato……
In America, ad esempio, all’interno dell’F.B.I. esiste un centro specifico per il “Criminal Profiling” , con sede a Quantico in Virginia; lì il Criminologo ha una configurazione professionale riconosciuta ed il suo ruolo è ben chiaro e definito, collabora con gli Uffici Investigativi per dare input e sostegno atti ad identificare l’autore del reato, in particolare nei reati seriali. Successivamente all’identificazione del reo, il Criminologo, utilizza tutti i dati raccolti a scopi statistici e per lo studio dei fenomeni criminosi. Relativamente all’attività di statistica e studio dei fenomeni criminosi, laddove i rei sono stati identificati, ha una importante utilità come “sovrapposizione” del profilo criminale tracciato con altri eventi criminosi simili, sempre con lo scopo di poter fornire indicazioni utili al proseguo delle indagini ed arrivare all’identificazione del criminale.
Di fatto, secondo la visione di altri paesi, sposata anche da alcune linee di pensiero in Italia, l’attività del Criminologo inizia con la consumazione dell’evento criminoso e termina con l’identificazione del reo.
Sono molte le definizioni che illustri studiosi hanno dato al concetto e figura del Criminologo e Criminal Profiling, e tutte mettono in primo piano lo studio di crimini con autore non noto; la più incalzante, secondo me, è quella elaborata da Copson e Gudjonsson nel 1997, gli stessi definivano il Criminal Profiling come “…approccio della Polizia Investigativa volto a fornire la descrizione di un autore sconosciuto di reato, basandosi sull’analisi della scena del crimine, della vittima e di ogni utile altro particolare..” .
Per ora mi fermo qui, l’argomento è sicuramente più ampio e lo riprenderò scendendo in dettagli più precisi. Oggi vi voglio raccontare un’esperienza professionale relativa al rinvenimento di un cadavere, che ho vissuto professionalmente in seconda persona, ovvero altri mie colleghi sono intervenuti sulla scena del crimine, lavorando però nello stesso ufficio e condividendo le attività svolte, di conseguenza ho interagito, a posteriori, con l’attività svolta.
Piccola premessa, forse per deformazione professionale, o forse perché io stesso avrei bisogno per comprendermi di un criminal profiling su di me, ho sempre creduto che una parte dei casi chiusi ed archiviati come “suicidio” potessero nascondere delle realtà diverse, sicuramente la questione ricade su pochi casi, ma la possibilità che dietro ad un fatto catalogato come suicidio ci possa essere l’azione di altro soggetto, diretta come l’omicidio o indiretta come istigazione al suicidio, per mè è molto concreta.
Ho scelto questo caso perché, secondo me, potrebbe rientrare nella circostanza di collaborazione, visto il concetto di affinità che all’inizio dell’articolo ho citato, tra l’attività del Criminalista e del Criminologo, senza dimenticare che in fatti criminosi le figure chiamate a lavorare sono tre, oltre alle due già dette, vi è quella dell’investigatore.
Come per l’altro caso che ho raccontato in un precedente articolo, per rispetto della privacy, mi asterrò da dare indicazioni sui nomi, sui luoghi e sulle date, invitando i lettori a guardare quanto esporrò con lo spirito di comprendere le due figure in argomento.
Il fatto; intervento per rinvenimento di cadavere, sesso femminile, morte sopravvenuta a seguito di impiccagione. Non vado oltre nel raccontare il fatto, non voglio dare elementi utili a risalire allo stesso. Mi limito a dare tre particolari che servono a comprendere il mio intento di far collimare l’importanza della collaborazione tra criminalista, investigatore e criminologo.
Primo elemento, forse il più blando, la vittima indossava solo mutandine ed una leggera vestaglia; secondo elemento, quello che mi ha fatto scervellare, sul torace lungo la linea dello sterno, tra i due seni, si era rinvenuta una cospicua colata di, presumibile, colla a caldo; sopra il piano di un mobile presente nella stanza, all’interno di un vassoio, veniva rinvenuta una “pistola” per colla a caldo, ordinatamente riposta.
Al di là dell’abbigliamento, comunque elemento da non sottovalutare, quello che mi ha colpito e bloccato, non riuscendo a dare una spiegazione, era quella colata di colla sul torace; non so se avete presente quanto scotti la colla a caldo al contatto con la pelle, e la cosa, già da sola rimane difficile da concepire, ma le domande più soffocanti sono state: perché quella colla calda colata sul corpo? Perché la pistola per la colla a caldo riposta ordinatamente? Perché la vittima prima di “togliersi la vita” ha fatto quel gesto? E perché ha fatto l’estremo gesto di togliersi la vita?
Il caso è stato chiuso ed archiviato come suicidio volontario; mi sono sempre chiesto se l’attività di un Criminologo, profilando la vittima, scavando a fondo sulla vita privata e analizzando i tre punti che ho evidenziato, avrebbe potuto dare degli input investigativi diversi per arrivare ad un’altra valutazione del fatto criminale?
Qui vi lascio, riprenderemo il discorso nel prossimo articolo.
Accattoli Gabriele
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