Sabato 21 dicembre 2019 alle ore 20.00, presso il Passepartout Libreria Caffè si terrà l'opening della mostra "Fridge Stickers Art" dell'artista Rudi Borsella curata da Andrea Balietti.
Testo del curatore
“Non ci sono più i collage di una volta”, andava delirando un’amica o-scena a teatro.
Anche Rudi, come lei, si direbbe fuori da ogni scena; eppure ne ha esplorate tante di ‘scene’, ma forse solo per poter poi andare oltre; e come esci da qualcosa se non ci sei mai ‘stato dentro’, se non hai mai fatto come il playboy vero, che nell’andarsene svolge il più alto gesto d’amore. Occorre comprendere per superare, assimilare sulla pelle per esaurire l’inesauribile, e ritrovarsi come in un mare completamente inquinato in cui niente è andato sommerso, tutto galleggia, e gli
oggetti più diversi si incontrano secondo l’imprevisto volere delle onde. Ma la soluzione non è mai satura e, nella sua produzione artistica, Rudi rimescola carte vecchie e nuove con la stessa verve dei suoi dj-set o con quel piglio che aveva quella volta che lo vidi suonare una chitarra con il coltello.
Stavolta si tratta di adesivi, come quelli di provenienza punk che il nostro anti-artista custodisce gelosamente insieme a spille ed altri feticci; va inoltre aggiunto che ognuno ha il dovere di sostituire la Bibbia con qualsiasi altro testo sacro, così Rudi ha scelto l’Almanacco Dada Feltrinelli e noi glie ne siamo riconoscenti, in senso arcaico. Etimologicamente un adesivo è un ‘adhaesus’, participio passato di aderire, quindi un ‘aderito’ o ‘Ade-rito’. Fondendo le due piste semantiche e considerando che le ‘grandi lettere’ tracciate dall’autore sembrano uscite direttamente dalle pagine della rivista interna al gruppo ‘perverso e infantile’ (così venne definito sul nascere dalla critica italiana), possiamo immaginare che Rudi abbia evocato gli spiriti dei dadaisti dall’oltretomba per chiedere loro il permesso di aderire al movimento con più di un secolo di ritardo; ma tutto ciò sarebbe stato sciocco e inutile perché in
molti hanno aderito nel corso del Novecento e continuano ad aderire ancora oggi senza neppure saperlo e senza aver mai chiesto il permesso ai defunti addetti: basta pensare alla poesia visiva e concreta delle Nuove Avanguardie, alle underground-zine degli anni Settanta-Ottanta fino ad arrivare ai cartelli pubblicitari o ai vuoti messaggi di lettere e immagini che ogni giorno sono spediti da un telefono all’altro del pianeta.
Forse è proprio al culmine del suddetto percorso che l’autore di questi adesivi sui generis vuole portare la nostra attenzione, e quale modo migliore per farlo se non precisare: “sono adesivi da frigorifero”. Proprio così, questi pregevoli stickers sono pensati per la superficie più fredda della vostra fredda e superficiale casa.
Alcuni, sicuramente, stanno già pensando di tagliarli per ridurne le dimensioni e adattarli al proprio freezer, decisamente troppo piccolo per poterli accogliere; che lo facciano: questi adesivi sono in effetti enormi, abnormi, anormali e, sarò franco: proprio in questo aspetto risiede la loro essenza DADA. Sono inoltre metallizzati (d’oro o d’argento), hanno perciò il potere rivelatorio di riflettere le immagini, proprio come uno specchio. Guardandoli vedrete il vostro volto confondersi tra le lettere, entrare a far parte dell’opera e diventare corpo grafico di un testo insignificante,
proprio come voi e i vostri disperati tentativi di trovare del senso in un’ opera d’arte.
Altri vorranno incorniciarli e appenderli sotto-vetro al muro di casa; che lo facciano pure senza vergogna, ma vi ricordo che Dada “non deve incuter rispetto” perché “non si propone nulla” e che “l’arte non è una cosa seria” proprio come non lo sono gli adesivi da frigorifero né tanto meno questa presentazione scritta.
Verrebbe ora da chiedersi se questi adesivi siano un omaggio o una presa in giro, ma per vostra informazione, esistono luoghi speciali in cui gli opposti coincidono, e questo è uno di quelli.
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