CRIMINOLOGIA – Criminal Profiling

src=http://www.radioerre.net/notizie/images/rubriche/accattoli/AccattoliIn un precedente articolo, precisamente quello dello scorso del 17 nov., avevo presentato il ruolo del criminologo inteso come “criminal profiling”, indicando quali sono i suoi compiti, ovvero, rivedere ed analizzare, discutere con gli agenti sul campo, essere sempre aggiornato, partecipare ad iniziative, fare ricerche. Questi passaggi sono la prima fase, alla quale segue la valutazione dell’azione criminale dove ci si devono porre delle domande: cosa è successo durante l’esecuzione del reato? Che tipo di individuo potrebbe compiere un crimine simile? Quali caratteristiche potrebbero essere associate ad un tale soggetto?

Ci si deve addentrare nella disciplina della psicologia criminale per sviluppare l’attività definita “criminal profiling”.

Lo scopo della disciplina è quello di elaborare un profilo psicologico e comportamentale dell’autore del reato ancora sconosciuto.src=http://www.radioerre.net/notizie/images/rubriche/accattoli/uacv__unit_per_l_analisi_del_crimine_violento_sopralluogo_f4a2

Per fare questo si parte dalla scena del crimine, l’osservazione e la valutazione anche di quei piccoli ed apparentemente insignificanti dettagli, dalle notizie sulla vittima e tutte le altre informazioni fino a quel momento disponibili.

La supposizione di partenza si basa sulla considerazione che “il comportamento riflette la personalità di un individuo”, secondo questa valutazione, il criminologo, o profiler, raccoglie le nozioni di base valutando che le azioni del criminale durante l’esecuzione del reato, rispecchiano le caratteristiche dello stesso.

Da qui ne deriva il ruolo del criminologo, l’obiettivo principale, ristringere la cerchia dei sospettati seguendo le valutazioni relative a particolari caratteristiche e comportamenti della persona, per arrivare a fornire agli investigatori le informazioni utili a dare un nome, quindi identificare, l’autore del reato.

Per arrivare a delineare il profilo del criminale, prima di arrivare a qualsiasi supposizione, quindi, il profiler deve trovare le risposte alle tre domande che ho già presentato:src=http://www.radioerre.net/notizie/images/rubriche/accattoli/Criminal-Mind

  1. Cosa è successo durante l’esecuzione del reato?
  2. Che tipo di individuo potrebbe commettere un delitto simile?
  3. Quali caratteristiche solitamente possono essere associate ad un tale soggetto?

Quindi, dopo aver presentato le caratteristiche basilari per la partenza di una profilazione,  possiamo definire “il profilo psicologico” dell’autore del reato come “l’analisi delle principali caratteristiche comportamentali e di personalità di un individuo, ottenibili dall’analisi dei crimini che il soggetto stesso ha commesso”. L’analisi non si ferma, ovviamente, a delineare la personalità, ma il profilo deve includere anche informazioni socio-demografiche, sesso, età, etnia, istruzione, occupazione e tutte le eventuali caratteristiche che possono emergere.

Ritengo opportuno sottolineare un aspetto molto importante, sul quale più volte ho ribattuto, una corretta costruzione del profilo del criminale nasce, indubbiamente, da una corretta lettura della scena del crimine, dal saper guardare, scrutare ed ascoltare la scena del crimine che, non mi stancherò mai di dirlo “parla”.

Detto questo, è opportuno, tirare in ballo la parte “statistica”, l’altro impegno del criminologo; da qui, analizzando e comparando casi simili si arriva a definire la metodologia del profilo criminale.

Fatta tutta questa presentazione, possiamo sintetizzare quali siano i presupposti fondamentali per l’analisi del criminal profiling in cinque passaggi:src=http://www.radioerre.net/notizie/images/rubriche/accattoli/impronta-valentino.jpg

  1. La scena del crimine rispecchia la personalità dell’autore;
  2. L’analisi della scena del crimine a 360° potrà dare una base d’idea sull’organizzazione della personalità del criminale;
  3. In occasione di crimini seriali, si avrà una ripetizione compulsiva che si andrà a manifestare in tutte le scene del crimine, essendo essa stessa la parte fondamentale della personalità del criminale, andandosi a cristallizzare nel tempo;
  4. La replica del modus operandi nei crimini seriali, è il segno dell’appagamento dei bisogni emotivi e fantasie del criminale;
  5. Come per tutti, anche per il criminale, il nocciolo centrale della personalità non si modifica con il passare del tempo. Questa è la firma del serial killer.

Ovviamente si deve fare una valutazione, ovvero, può esserci similitudine di comportamento tra diversi criminali con personalità simile, portando gli stessi a commettere crimini somiglianti. Per questo possiamo dire che la ricostruzione del profilo psicologico è fondamentalmente basato su “statistiche”, quindi di natura probabilistica, da ciò ne deriva che l’analisi del profiler non identificherà con certezza assoluta il criminale, non si tratta di una prova scientifica, ma sarà propensa a dare indirizzi investigativi.  

src=http://www.radioerre.net/notizie/images/rubriche/accattoli/FBIICO740Per lo studio del profilo criminale possiamo prendere in considerazione due approcci, ritenuti fondamentali, mi riferisco ai src=http://www.radioerre.net/notizie/images/rubriche/accattoli/scotland“Modelli” F.B.I ed Anglosassone (o di Liverpool).

Il “Modello dell’F.B.I” risale agli anni ’70, ideato dall’Unità di analisi comportamentale dell’F.B.I. di Quantico in Virginia. Lo sviluppo dello studio dell’Unità dell’F.B.I. era indirizzato alla classificazione degli omicidi in “organizzato o disorganizzato” ed allo sviluppo del Violent Criminal Apprehension Program (VICAP), inteso come strumento per lo studio del collegamento dei delitti, diviso in quattro fasi o fattori fondamentali:

Prima fase: La raccolta di ogni genere di prova materiale sulla scena del crimine, nonché informazioni medico-legali, risultati dell’autopsia della vittima, informazioni relative le caratteristiche sociali e criminologiche della zona.

Seconda fase: dedicata alla classificazione del materiale raccolto nella prima fase, allo scopo di individuare il movente, i fattori di rischio di vittimizzazione, l’escalation ed il luogo dell’aggressione, il tutto per valutare il possibile grado di mobilità criminale.

Terza fase: valutazione dell’azione criminale nella sua globalità, questo avviene attraverso l’utilizzo del Crime Classification Manual per classificare il delitto ed src=http://www.radioerre.net/notizie/images/rubriche/accattoli/criminologo-540x360eventuali procedure di stagging, ovvero tentativi di alterazione della scena del crimine per dissimulare il movente.

Quarta fase: fase conclusiva dedicata alla stesura del profilo dove vengono elencate le caratteristiche comportamentali, socio-demografiche, stile di vita ed il tipo di occupazione del sospettato.

Il “Modello Anglosassone o Modello di Liverpool” è stato elaborato da Canter e Hodge nel 1997; in questo modello non si hanno fasi, ma cinque fattori di valutazione:

Primo Fattore: coerenza interpersonale, ovvero la relazione tra aggressore e vittima, confrontata con le modalità analoghe utilizzate dall’aggressore nella sua vita quotidiana.

Secondo Fattore: ruolo del tempo e del luogo del delitto, dove, spesso, le due varianti sono una scelta ben definita dal criminale. Le modalità di esecuzione del crimine e la peculiarità della scena sono la base fondamentale per individuare a quale categoria il criminale appartiene, organizzato o disorganizzato (per questo aspetto molto importante, nei prossimi articoli dedicherò una opportuna spiegazione).

Terzo Fattore: carriera criminale, la precocità di azioni criminali è il maggior premonitore per una persistente carriera criminale.src=http://www.radioerre.net/notizie/images/rubriche/accattoli/man-taking-notes-at-crime-scene

Quarto Fattore: conoscenza sulle tecniche di investigazione, analizzando gli elementi in possesso e rilevati sulla scena del crimine, si cerca di capire se il criminale ha delle conoscenze su tecniche investigative. Il maggior punto di forza di questo fattore consiste nell’uso di procedure statistiche e nel costante confronto empirico delle ipotesi, il tutto allo scopo di sviluppare un modello scientifico di profilo criminale.

Quinto Fattore: oltre alla classificazione organizzato/disorganizzato, spesso tra loro sovrapponibili, viene proposta un’altra classificazione “espressivo/strumentale”, seguendo il concetto della suddivisione in due categorie distinte ed opposte, dicotomica, rilevante dalle motivazioni intrinseche che hanno spinto il criminale a compiere l’atto delittuoso.

Qui ci fermiamo, ho presentato dei concetti particolari che più avanti cercherò di approfondire; quello che per l’ennesima volta voglio sottolineare, è che come approccio e base di partenza tutto gira sulla scena del crimine……la scena del crimine parla, si deve ascoltare e saper ascoltare.

 

Accattoli Gabriele

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