Nei precedenti articoli ho presentato due metodi di analisi del crimine, quello dell’F.B.I e quello Anglosassone, citando le fasi o i fattori fondamentali, ovvero quello che viene indicato come l’attività dell’offender profiling; oggi cercherò di presentare il modello operativo dell’F.B.I. partendo dall’analisi della scena del crimine e la distinzione del reo in “organizzato e disorganizzato”.
Come avevamo già visto, il metodo F.B.I. prevede come metodologia quella di prende in esame la comparazione di due distinte attività investigative, la ricostruzione ed analisi della scena del crimine, Crime Scene Reconstruction, e la ricostruzione del profilo criminologico del reo, Criminal Profiling.
La base di partenza è la scena del crimine seguendo un approccio denominato Crime Scene Analysis; da qui si vanno ad analizzare tutti gli indizi raccolti, tracce biologiche, impronte, reperti balistici, documenti ecc., e gli elementi informativi ad essa correlati, referti medici o autoptici, rilievi fotografici e video della scena del crimine, video di sistemi di registrazione delle aree limitrofe, rilievi planimetrici, trascrizioni di dichiarazioni testimoniali, informazioni sulla vittima ecc.. In questa fase si prenderà in considerazione la valutazione di plausibilità dei vari scenari che il processo di ricostruzione ha evidenziato.
Il passo successivo è l’elaborazione del profilo; il materiale informativo per l’analisi è lo stesso della prima fase, ma l’approccio di valutazione ha altri indirizzi di studio. La differenziazione la si trova nelle domande che ci si pongono per arrivare alla definizione: la ricostruzione della scena del crimine ha come obiettivo quello di delineare la natura del reato e le modalità di esecuzione, la ricerca di “cosa” e “come”; la profilazione del criminale o delinquente, va ad analizzare le motivazioni soggettive e le caratteristiche personali dell’autore, la ricerca del “perché” e del “chi”.
Gli investigatori dell’F.B.I., utilizzano il modello VICAP (Violent Criminal Apprehension Program), si tratta di un modulario a risposte multiple con il quale si va ad analizzare la consumazione dell’atto criminoso, l’esito del questionario viene inserito in una banca dati dove vengono messi a confronto i vari dati inseriti allo scopo di individuare se per diversi delitti ci possano essere probabilità che i crimini siano stati compiuti dalla stessa persona.
Durante queste fasi di approccio al metodo investigativo, ed analisi degli aspetti che sopra ho presentato, si va a cercare e fissare un elemento di classificazione di appartenenza del reo come “disorganizzato” o “organizzato”. Le differenziazioni tra le due caratteristiche, disorganizzato o organizzato, vanno a delineare diversità personali e sociali dei rei, tenendo presente che il modello prevede una terza categoria, ovvero “mixed” nella quale sono riscontrabili elementi comuni a tutte e due le altre categorie.
Questo aspetto lo avevo accennato nel secondo fattore del Modello Anglosassone nell’articolo dello scorso 16 dicembre, ma se pur non citato nelle fasi del Modello F.B.I., è ovviamente da ritenere intrinseco allo stesso e riconducibile alla terza fase nel “Crime Classification Manual”.
Le distinzioni che di seguito vado a proporre si basano su dati statistici elaborati dell’F.B.I. rilevate dall’analisi delle scene del crimine e dagli interrogatori ed interviste dei rei.
Il soggetto autore di un reato classificato come “organizzato”, pianifica con attenzione e scrupolosità tutto l’evento criminoso, partendo dalla scelta della vittima fino all’allontanamento dalla scena del crimine. Questi soggetti sono, mediamente, più adulti dei soggetti disorganizzati, spesso sono primogeniti e provenienti da famiglie della media borghesia, con un basso grado di educazione ed attenzioni ricevute. Hanno un quoziente intellettivo medio o medio/alto, ma spesso svolgono delle attività professionali al di sotto delle loro possibilità con conseguenti scarse gratificazioni. Avvenimenti inconsueti che hanno portato dolore o stress si possono essere verificate in periodi immediatamente precedenti alla consumazione dell’atto criminoso, con un elevato uso di alcol e sostanze stupefacenti, sia prima che durante il fatto criminoso. I soggetti “organizzati” hanno una vita sociale normale, hanno adeguati rapporti interpersonali e nella maggior parte dei casi sono sposati o comunque vivono con un partner, hanno un’elevata mobilità e la maggior parte utilizzano l’auto privata. Hanno una fantasia che va a coinvolgere il fatto criminoso e non disdegnano di prelevare dalla vittima o dalla scena del crimine un souvenir, anche di scarso valore. Sarà abile nello sfruttare tutte le sue conoscenze e capacità al fine di non essere individuato ed arrestato, cercando di non lasciare sulla scena del crimine indizi utili alla sua identificazione. Sono molto interessati alle valutazioni dell’opinione pubblica, per questo conservano giornali e riviste che parlano dei loro reati. Non sdegnano di poter avvicinarsi alle indagini cercando di conoscere e contattare gli investigatori, anche presentandosi come potenziali testimoni, fino ad arrivare a lanciare una vera e propria sfida agli stessi tenendosi in contatto mediante lettere, messaggi e telefonate. Per i delitti a sfondo sessuale, le vittime di solito sono sconosciute, la scelta ricade su soggetti che scatenino fantasie e desideri. Non di raro la scelta ricade su “vittime di opportunità”, che derivano dalla vita della vittima, dai luoghi in cui vive e frequenta, al lavoro che svolge ed alle abitudini. Per le caratteristiche di soggetto socialmente adeguato, non attaccherà la vittima con un’azione immediatamente violenta, ma sfruttando una “bella” presentazione personale, anche con indumenti normali e ben curati, allo scopo di non arrecare sospetti ed allarmismi, ricercherà la possibilità di un approccio di
conoscenza e confidenziale con la stessa prima di portare a termine l’aggressione vera e propria. In tutti i casi, la prima arma utilizzata per portare a termine l’azione criminale sarà quindi, il dialogo ed il rapporto interpersonale, che può durare anche per tempi lungi. Quando avrà inizio l’aggressione fisica vera e propria, essa seguirà un’escalation di brutalità che termineranno con la morte. Per gli omicidi a sfondo sessuale, in particolare, si avranno violenze legate al sesso, alla supremazia ed al dominio della vittima, con l’immobilizzazione della stessa, aspetti facilmente riscontrabili dall’analisi della scena del crimine. Una particolarità del criminale organizzato, come poteva essere ovvia, è il fatto che lo stesso prima di commettere il reato si organizza con gli attrezzi che dovrà utilizzare, portandoseli con se’, ed una volta compiuto l’atto criminoso non li lascerà sulla scena del crimine. Altra particolarità riguarda il luogo dove commettere il crimine, in genere in zone ben conosciute dove il criminale ha la possibilità di muoversi ed organizzarsi senza problemi, però come avevamo detto, lo stesso ha anche un’elevata mobilità e non sdegna di organizzarsi anche al di fuori della sua zona; nel caso di violenze a sfondo sessuale, la vittima potrebbe essere individuata anche a distanza, per poi essere condotta in una zona a lui compiacente, e successivamente abbandonare il cadavere in altra ulteriore location. Il criminale organizzato applica la sua particolare fantasia per organizzare la scena del crimine come fosse un set cinematografico, in particolare per i crimini a sfondo sessuale, prediligendo l’occultamento del cadavere. Quest’ultimo aspetto ha due valutazioni, la prima per conservare solo
per se stesso il ricordo della vittima, il secondo per depistare ed allungare le indagini degli investigatori. Relativamente al ricordo della vittima, non sdegna di documentare con fotografie e video l’esito delle sue azioni e le immagini delle vittime.
Diverso è il soggetto criminale classificato come “disorganizzato”, è ossessionato da pensieri che si vanno a fissare nella propria mente senza avere la possibilità di controllarli e combatterli, che lo portano ad avere una forte instabilità mentale provocando forme elevate di stress. Ha un quoziente intellettivo sotto la media, è più giovane e spesso ultimogenito, e la sua azione nasce da un atto, se pur voluto, con un forte fattore di impulsività, non a caso le vittime selezionate, o il crimine da compiere, vengono individuate all’interno della zona dove vive o che conosce meglio, dove ricade anche la consumazione del delitto e la relativa scena del crimine. Nella maggior parte dei casi, il criminale disorganizzato viene da famiglie disagiate con problemi economici, è disoccupato o comunque non ha un lavoro stabile; spesso vive solo o con un unico familiare, non ha normali rapporti interpersonali, spesso addirittura scarsi, dimostrando un’inadeguatezza sociale, o comunque senza standard particolari, predilige la vita notturna e viene indicato dai conoscenti come persona strana. A differenza dell’organizzato, nelle fasi antecedenti il compimento del crimine, non cambia le sue abitudini di vita e non eccede, oltre l’eventuale abitualità, nell’uso di alcol o stupefacenti, al contrario, dopo l’atto, questi aspetti vengono modificati. Negli omicidi a sfondo sessuale, le vittime posso essere conosciute o meno, sono scelte occasionalmente con varianti per sesso, età e stato sociale apparentemente insignificanti, dettate comunque da un’incompetenza nella sfera sessuale o addirittura dall’incapacità dettata dal fatto che non hanno mai avuto esperienze sessuali. La disorganizzazione più evidente la si riscontra nella scena del crimine che si presenta caotica senza alcuna logica di pianificazione. Nei confronti delle vittime si salta completamente la ricerca di un approccio, un rapporto o dialogo, l’aggressione è violenta ed immediata, arrivando ad atti estremi quali la mutilazione dei corpi. Un particolare molto interessante sotto il profilo caratteriale del killer, si può riscontrare in azioni successive all’omicidio, quando vengono prodotti sul volto della vittima segni di violenza, questo particolare trova riscontro nel fatto che la stessa era conosciuta dall’assassino. Nei delitti a sfondo sessuale è marcato il sadismo, la mutilazione di organi sessuali, con la possibilità che gli stessi vengano portati via e conservati, nonché la possibilità di consumare rapporti sessuali dopo la morte della vittima. Come è possibile immaginare, nel caso di criminali disorganizzati, la scena del crimine si osserva molto caotica, l’arma del delitto si ritrova sul luogo perché non era stata portata dall’assassino, ma rimediata al momento, e sono riscontrabili tracce di ogni tipo, dalle impronte papillari a tracce biologiche. Si può ritenere che il criminale disorganizzato sia affetto da forme di disturbo psicopatologico se non da una vera e propria malattia psichiatrica.
Come ho sempre sostenuto, rischiando di essere ripetitivo, la scena del crimine è il punto di partenza delle attività d’indagine, dalla quale si possono raccogliere la maggior parte delle prove scientifiche e gli indizi relativi alla personalità dell’autore del reato, e per arrivare a quest’ultima si andranno a fissare tre elementi importantissimi: il modus operandi; la firma del reo; lo staging (messa in scena).
Con il prossimo articolo analizzerò questi tre aspetti ed andrò a trattare le critiche al sistema adottato dall’F.B.I. con la presentazione del metodo alternativo elaborato dal criminologo David Canter.
Accattoli Gabriele
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