Paolo Cicchini: non è certo che sia un Van Gogh. Si saprà fra un anno

La disputa sull’attribuzione del “Fienile Protestante” a Van Gogh, quadro esposto al Museo di Villa Colloredo Mels, sta appassionando i critici d’arte e gli amanti del pittore olandese.

Dopo le dichiarazioni di Antonio de Robertis, che sostiene che ci si trovi di fronte ad un falso, si registra l’intervento di Paolo Cicchini, critico d’arte e già assessore alla cultura del Comune di Terni nonché collaboratore, in diverse occasioni, del Museo recanatese. “Ho seguito questa disputa e devo dire con tutta sincerità che l’opera d’arte è gioia per cui credo che non debba essere un motivo di contrasto. Ho apprezzato gli organizzatori di questa mostra che non hanno fatto altro che mettere questo dipinto a disposizione, sin dall’inizio, delle autorità scientifiche senza indicare in maniera certa che si tratti di un vero Van Gogh. L’ultima parola, infatti, spetterà al convegno che si terrà a Torino nel 2013. Conosco questo grande pittore e posso dire che mi ha dato un’emozione incredibile.”

Cicchini, quindi, è prudente nell’attribuire con certezza quest’opera a Van Gogh mentre si dice sicuro che non si tratti, comunque, dell’ultima opera del pittore fiammingo. Perché? “Penso che il Fienile Protestante sia almeno antecedente di tre anni la sua morte. Risale molto probabilmente al 1887 perché risente di un certo ordine mentale del pittore ed è molto vicino ad un’altra opera che si trova presente al Metropolitan di New York: I bagni pubblici sulla Senna. Un’opera particolare nella quale assistiamo ad un modo consimile di stendere il colore e al tentativo di costruire la profondità attraverso la verticalizzazione.”

Nel Fienile protestante per il critico c’è una maggiore quiete e c’è tutto lo spirito del primo Van Gogh.

Poi c’è il capitolo affascinante delle tracce ematiche riscontrate nel quadro. Anche qui Cicchini è chiaro: “Non c’è nessuno degli organizzatori della mostra che pretende di dire che si tratti di macchie ematiche che riguardano Van Gogh. E’ stato tutto rimandato al convegno che ci sarà a Torino nel 2013 e in quella occasione si svelerà anche il mistero di questo quadro. Io parto da un presupposto, conclude Cicchini. Se non ci si muove mai, e in questo paese c’è un po’ di immobilismo, e se davvero non ci si pone un punto di partenza, (per ipotesi, magari, quest’opera può rivelarsi falsa) non avremo mai la possibilità di arrivare a delle verità. Oggi l’arte sta morendo proprio per questo.”

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