Compriamoci l’Ospedale. Ecco come fare.

“Compriamoci l’ospedale!” Daniele Massaccesi, assessore alla sanità e ai servizi sociali del Comune leopardiano, non butta là la proposta, come una provocazione, perchè alla possibilità di privatizzare la gloriosa struttura del S.Lucia ci crede, eccome se ci crede. Di fronte alla preoccupante rassegnazione dei cittadini, che sembrano assistere passivi al declassamento della struttura in una casa salute per anziani, lancia l’appello per una sottoscrizione straordinaria di 100 euro una tantum per salvare l’ospedale. “Cari recanatesi, dice, se mettessimo 100 euro a testa potremo fare una società per azioni per riprendere in mano la struttura ospedaliera che potrebbe rappresentare anche nuovi posti di lavoro. Noi abbiamo per storia, mentalità imprenditoriale e tradizione, dice ancora Massaccesi, la capacità di gestire bene la nostra struttura ospedaliera. Sarebbe necessario creare un gruppo di lavoro per cercare di realizzare all’interno della struttura servizi che per il momento, con le strutture esistenti, è possibile ancora fare sul territorio mantenendo la sicurezza per tutti e la qualità. Chi, in qualche modo, è favorevole all’idea lo esprima. Anche fosse il 30-40% dei cittadini d’accordo a tirare fuori 100 euro e fare una società per azioni, il progetto di mettere in piedi una struttura privata potrebbe essere realizzabile. Anche la BCC è sorta in questo modo. Ma bisogna che la risposta sia immediata, fra un anno rischiamo che sia troppo tardi perché la struttura, nel frattempo, si è degradata.” Non demorde la sua battaglia a favore dell’ospedale Massaccesi dimostrandosi un estimatore della struttura e delle importanti risorse umane che ci sono all’interno. “Quando parlo di ospedale m’intristisco, dice. Da medico punto tutto sul rapporto umano nell’ottica che l’ospedale è al servizio del territorio e il protagonista vero è il cittadino che si sente male. Improvvisamente, invece, si è rivoltato tutto e in pratica la gestione della sanità è diventata solo un mero fatto economico di spesa.” Dipinge un quadro desolante dell’attuale struttura che, dice, “non chiamo più ospedale anche se sono stato smentito da Comi che ha rassicurato che nella nostra struttura s’investe per il futuro. Non s’investe per il futuro portando il poliambulatorio all’interno della struttura, con un ortopedico che viene due volte la settimana per due ore, con un dermatologo disponibile due volte la settimana per 4 ore. I servizi sono sempre gli stessi, non è il luogo dove stanno che li modificano.” Ma, dice, “ci vorrebbero orecchie che abbiano la volontà di ascoltare quello che noi diciamo. Le orecchie sono quelle dei politici che in questo momento sono troppo occupate in altre cose trascurando l’interesse del territorio.”

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