ESTERO. Non sapendo più dove attaccare Israele,si riprende con i “coloni”,si parla come se gli insediamenti israeliani fossero città enormi,quando il più delle volte sono un insieme di poche case. Essi occupano meno del 5% della Giudea_Samaria e sono stati costruiti su territori legalmente dei proprietari.
Nessun insediamento è stato costruito su terreno”rubato” agli arabi nonostante le varie accuse e pubblicazioni di organizzazioni. Ogni volta che le dispute sono finite in tribunale i”coloni” hanno vinto la causa. Non dimentichiamo che i villaggi israeliani sono sempre un esempio di pulizia,di efficienza e,inoltre”colonizzano” il territorio,ossia lo coltivano,lo rendono non ostile,ma amico,produttivo insomma e poi,ma dove si penserebbe di alloggiare tanta popolazione?
Si fa presto a chiedere il”congelamento” o impedire la crescita della popolazione in quelli esistenti. Questi sono stati forse un ostacolo al processo di pace? Le rinunce già effettuate hanno forse fermato la violenza? A mia memoria ogni passo indietro di Israele non ha mai prodotto effetti positivi,perché viene interpretato come un cedimento e non come una mano tesa o un segno di buona volontà. I “coloni” vengono immaginati come persone che hanno sempre il fucile in mano,fanatici religiosi.
Mi chiedo perché dovrebbero andarsene? Perché gli ebrei non dovrebbero vivere presso la Grotta di Mach Pela’ presso il grande sepolcro Erodiano di Abramo e Sara? Perché nella prima capitale di David,Hebron essi sono cacciati,mentre in Israele vivono liberamente da cittadini un milione e 400 mila arabi israeliani? Queste persone chiamate erroneamente”coloni” hanno costruito le loro case con le proprie mani nude e rischiano la vita ogni volta che tornano a casa la sera.
Chi non comprende e non tiene presente questi fatti e il fatto che dal primo momento dell’esistenza dello Stato ebraico, essa viene contestata da parte araba con continue minacce e attentati,non può comprendere qual è veramente la posta in gioco nel conflitto Mediorientale. Questo conflitto potrà arrivare ad una soluzione soltanto quando il diritto alla esistenza di Israele sarà garantita. Finchè dureranno le minacce a persone e alla richiesta di annientamento della loro Patria,l’unica reazione è quella di dire<
Spesso la migliore presa di posizione per una vera pace sta NON nel far risaltare i discorsi alle Nazioni Unite a senso unico e violenti,NON ai grandi documenti o le foto in posa sotto i riflettori,NON CON L’INVIO DI BARCHE CON “MARINAI PACIFISTI” E IL SOSTEGNO DI QUALCHE SINDACO ITALIANO,RISCHIANDO DI PROVOCARE UN NUOVO INCIDENTE INTERNAZIONALE NELLE ACQUE DEL MEDITERRANEO. MA ascoltare ,parlare e scrivere della gente che cercano veramente di costruire coesistenza e reciproco rispetto anche nelle piccole cose.