A proposito della lettura di un testo

Potenza Picena.  A cura di girio Marabini. Un aspetto importante della formazione integrale dei giovani è quello della educazione  civica o, come si usa dire oggi , dell’educazione alla convivenza civile.

A tale scopo è bene che essi prendano  coscienza anche dei temi dell’economia e della politica, e che entrino a pieno titolo nella vita della comunità. E’ un loro diritto ed un loro dovere, come lo è dei cittadini di ogni età.

La crisi economica attuale è molto grave e sembriamo noi poveri cittadini impotenti. L’unica cosa che ci fa andare avanti è la speranza in un mondo migliore. Se perdessimo anche la capacità di sognare e di sperare , sarebbe la fine. Da qui la necessità che i giovani siano attrezzati: “ la vita è greve e dobbiamo alleggerirla” diceva il mio professore di Filosofia e la possiamo alleggerire attraverso la conoscenza e la ricerca di soluzioni di vita.

Argomenazione: la nostra società sembra condannata alla crescita economica che corrisponde per il cittadino al dovere di consumare. Sono possibili però altre strade?

A tale proposito vorrei porre all’attenzione dei lettori di radioerre.net il testo “Breve trattato sulla decrescita serena” di Serge Latouche  edito nel 2008 dalla Ballati Boringhieri di Torino.  (www.bollatiboringhieri.it) .  Ne fornisco una sintesi con qualche annotazione personale.

L’autore considera negativo puntare sulla crescita (una sorta di tossicodipendenza). Propone invece una decrescita serena che non deve essere però considerata nel senso di crescita negativa: il semplice rallentamento della crescita ci sgomenta ( lo testimonia quanto sta accadendo oggi ,ndr).

Occorre considerare la decrescita come una bandiera e nello stesso tempo un riferimento concreto per coloro  che vogliono realizzare un progetto di vita alternativo a quello basato sui mercati e sui consumi. Un tempo valore economico di una società locale era il risparmio che aveva anche la conseguenza personale del risparmiare la propria vita,dell’aver cura di se stessi ,degli altri e della nostra casa comune, l’ambiente (si pensi a quanta cura gli agricoltori avevano della terra, del regime delle acque, degli alberi ecc.) (nota personale di chi scrive). Oggi al contrario motore dell’economia è il consumismo, che necessita di tre fattori: la pubblicità, che crea il desiderio di consumare,il credito che ne fornisce i mezzi, e l’invecchiamento rapido e programmato dei prodotti , che ne rinnova la necessità. “ La riparazione comunque costerebbe più che comprare un prodotto nuovo (…).Sicché montagne di computer si ritrovano in compagnia di televisori, frigoriferi, lavastoviglie lettori di dvd e telefoni cellulari a intasare le discariche con vari pericoli di inquinamento. (pag.30)

Non si può nascondere che la decrescita sia una utopia concreta, tuttavia essa rappresenta una vera e propria rivoluzione incruenta.

Latouche cita Ernest Bloch (pag.43) che ha dato questa definizione di utopia concreta: “senza l’ipotesi che un altro mondo è possibile non c’é politica, c’é soltanto la gestione amministrativa degli uomini e delle cose”(in  “ il principio speranza “(1953) Garzanti, Milano 1994).

La decrescita presuppone un progetto politico fondato su una analisi approfondita e oggettiva della situazione, anche se nell’immediato gli obiettivi non sembrano realizzabili.

E’ la questione delle otto  R e delle prospettive che ne derivano: Rivalutare, Riconcettualizzare, Ristrutturare, Ridistribuire, Rilocalizzare, Ridurre, Riutilizzare, Riciclare . (pagg.44 – 56)

Le otto R rappresentano il circolo virtuoso della decrescita serena. Occorre restituire alla nostra società valori fondanti quali l’altruismo, la collaborazione, la partecipazione. Bisogna tornare al locale con una nuova mentalità e sostituire l’atteggiamento di predatore con quello di giardiniere. Vanno ridifiniti i concetti di ricchezza e di povertà , ridistribuendo le ricchezze. Naturalmente l’apparato produttivo e i rapporti sociali vanno adeguati a tale cambiamento dei valori.

E’ necessario, secondo Latouche, tornare al locale. Tutte le produzioni realizzabili su scala locale per bisogni locali dovrebbero essere realizzate localmente. “Se le idee devono ignorare le frontiere, al contrario i movimenti di merci e di denari devono essere limitati all’indispensabile (…) Anche la politica, la cultura, il senso della vita devono ritrovare una ancoraggio territoriale (pag.49)

Inoltre occorre diminuire l’impatto sull’ambiente dei nostri modi di produrre e di consumare. Occorre anche ridurre il lavoro ripartendolo tra tutti quelli che vogliono lavorare.

Non sarà possibile infatti una società serena della decrescita senza ritrovare le dimensioni della vita che sono state rimosse: il tempo per fare il proprio dovere di cittadino, il piacere della produzione libera. artistica o artigianale,la sensazione del tempo ritrovato per il gioco,la contemplazione,la meditazione,la conversazione,o semplicemente la gioia di vivere. (pag.53)

E’ di buon senso infine non sprecare e diminuire l’obsolescenza programmata delle attrezzature attraverso il riciclo.

Certamente queste otto R non esauriscono i possibili campi di azione ma sono il fondamento di una idea di decrescita serena.

Resta comunque una utopia in questa società che appare ormai persa nei miraggi della crescita, dello sviluppo che possiamo definire contro l’uomo o senza l’uomo (ndr).

La decrescita serena può essere comunque uno dei  mezzi , per rifondare la nostra società.

Lo si può fare attraverso l’innovazione politica e l’autonomia economica. E si dovrà iniziare come progetto locale ritrovando le ragioni dell’autonomia economica locale.

Il ragionamento dell’autore prosegue con l’indicazione di un possibile programma elettorale .

Lasciamo a chi legge il compito di avventurarsi in tale direzione, resta comunque il merito di Latouche di aver sollevato un problema fondamentale quello cioé della necessità di fermare questo pseudo progresso a-simmetrico rispetto ai risultati: il tutto favorevole al mercato e agli speculatori finanziari , le conseguenze negative al cittadino.

Se tutto dovrà ripartire dal locale credo molto nella creatività dei giovani che se resi consapevoli dei problemi di una crescita basata sui consumi e di possibili alternative sapranno trovare le strade giuste per “cambiare il mondo”

Girio Marabini

 

 

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