di Girio Marabini. La categoria del tempo , diceva Aristotele, non fa parte della realtà. A ben vedere se lo analizziamo nei suoi tre aspetti di passato, presente, futuro, il tempo può essere ricondotto al nulla. Infatti il passato ormai è un tempo trascorso che non esiste se non nella memoria e nel ricordo. Il futuro è un tempo che deve ancora venire e quindi ancora appartiene al vago e all’ indefinito. Il presente si collocherebbe dunque tra due “nulla”, e anche esso sarebbe effimero. Infatti se affermo la parola “adesso” mi accorgo che nel momento stesso in cui la pronuncio l’attimo è già trascorso. (* su questo argomento si veda R.Scruton nella sua “Guida filosofica … “edita da il sole 24 ore edizioni del 2007). Se così fosse saremmo portati alla disperazione trovando senza senso il nostro vivere. Se aggiungiamo poi la condizione attuale (presente) della nostra vita , la grave crisi economica che è anche crisi di valori e di rapporti umani , quale senso dobbiamo dare al tempo? Pensiamo alla situazione delle giovani generazioni: hanno un passato molto breve, un futuro senza speranze evidenti, un presente senza certezze. La categoria del tempo, al contrario, non va considerata per sé stessa perché è irrazionale, ma va ricondotta a quella del tempo vissuto ( di cui parlava ad esempio E.Minkowski . Si veda il testo omonimo edito dalla RCS quotidiani nel 2011, con la prefazione di Vittorino Andreoli), cioé a quella della nostra esperienza del mondo, del nostro essere qui ed ora in un continuo divenire. Il tempo vissuto dà senso e significato alla vita di ognuno di noi. A. Camus ha affermato che la questione fondamentale della filosofia è sapere se la vita merita di essere vissuta. E, fatti naturalmente i dovuti distinguo , Vasco Rossi in una sua canzone si proponeva proprio di “ …trovare un senso a questa vita, anche se questa vita un senso non ce l’ ha …”
Il professor C. Nanni, dell’ Università salesiana di Roma nel testo “L’ educazione tra crisi e ricerca di senso” , edizioni LAS, 2000, ha indicato un percorso da seguire alla ricerca del senso. Le vie per recuperare senso e significato alla vita possono essere: possibilità di azione e differenza personale (autonomia), libertà, valore , impegno, attraverso esse si perviene all’ etica della responsabilità. Vorrei soffermarmi su questi due ultimi aspetti, valore e impegno, fornendo alcune mie considerazioni . Questa nostra società è definita società a-centrica perché ha perso il centro dei valori. Che cosa dobbiamo intendere per valore? Non semplicemente ciò che ci piace o ci fa provare una qualsiasi emozione. Valore è ciò che può dare un senso alla vita dell’ uomo. Dove possiamo rintracciare valori di riferimento rispettati dai componenti di una società? La risposta, a mio avviso, è che devono essere cercati nella nostra carta costituzionale perché mediamente condivisi e perché sono alla base della nostra convivenza civile. Fondamento della carta costituzionale è l’idea che le norme fondamentali della convivenza politica e sociale sono il prodotto della volontà degli uomini che condividono scelte di libertà. E’ il discorso dunque delle libertà, libertà da…, libertà di…, libertà per… libertà di professare la propria fede religiosa, libertà di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto ed ogni altro mezzo di diffusione… Alla base della nostra carta costituzionale vi è infatti la persona e i relativi rapporti sociali ed economici sottolineando i valore della solidarietà e della compartecipazione. E’ bene ricordare, infatti, che la nostra carta costituzionale oltre alle libertà e ai conseguenti diritti pone in evidenza i doveri e gli obblighi dei cittadini. Tra questi doveri è senza dubbio quello di contribuire al benessere e al progresso della nostra società. Da qui la categoria dell’ impegno e della partecipazione di ognuno di noi alla vita della città per restituire senso e significato alla nostra esistenza. Purtroppo assistiamo oggi ad una contrapposizione netta tra uomini politici e cittadini, gli uni persi dentro il loro mondo, sembrano sordi alle grida che vengono dalla “base”, gli altri vivono le miserie del mondo reale e hanno perso fiducia e speranza. Se poi il cittadino osa alzare la testa e si associa in movimenti o comitati,viene tacciato di demagogia quando va bene, o addirittura di qualunquismo o di “antipolitica”. Tutti, uomini e donne, devono invece poter partecipare alla vita della città per contribuire alla crescita civile e sociale della comunità. Non dobbiamo e non possiamo considerare la vita politica come terra di pochi.
E’ innegabile tuttavia che di fronte a quanto avviene nella gestione della cosa pubblica, vi sia da parte dei cittadini un atteggiamento di rifiuto e di condanna nei confronti di questa classe politica arroccata e spesso autoreferenziale, che lo porta a rompere ogni legame con le cose pubbliche. Ma questo rifiuto e questa condanna devono potersi trasformare in atti e proposte concrete.
Vi sono, a questo proposito, esperienze significative di giovani che si sono associati proprio per dare senso e significato alla vita comune. E’ il caso , ad esempio, dell’ associazione nata a Potenza Picena “Città Prestata” che ha affrontato, pur tra mille ostacoli, temi e problemi importanti per la nostra collettività.
Se è vero che l’ impegno è un imprescindibile dovere per il cittadino, sono convinto della necessità di restituire dignità alla politica definendone i confini. Essa va intesa come mezzo per il raggiungimento degli obiettivi comuni e non come fine a sé stesso. I”politici” devono convincersi che la politica non è una loro personale proprietà, ma è una “città prestata” (la definizione è di Santa Caterina da Siena nelle lettere inviate al Papa in Avignone per convincerlo a Tornare a Roma e inviate ai prìncipi italiani. Chi vuole approfondire l’argomento può vedere in particolare “Giustizia e carità” di Reginaldo M.Pinzoni , edizioni studio domenicano, 1995 e anche il volumetto “Città prestata. Consigli ai politici” di G. Morra, Editore Città Nuova, 1990), ossia qualcosa di provvisorio, che in ogni momento possono perdere e che in qualsiasi momento possono e debbono lasciare. Solo in questo modo vi è assunzione di responsabilità perché si dovrà rendere il conto.
La politica dunque va intesa come servizio. Tutti dobbiamo fare la nostra parte. Spesso però accade che il cittadino deluso e amareggiato si ritira nel privato , quando invece vi è la necessità dell’ impegno pubblico di tutti, se vogliamo il nostro bene e quello della comunità.
Ecco dunque, il significato della vita: vivere pienamente il proprio tempo.