BULLISMO E CYBERBULLISMO E IL FENOMENO DEI “BAMBINI- TIRANNI”. CHE FARE?

Nota di Girio Marabini. In seguito ad alcun ultimi episodi di bullismo e di  cyberbullismo, il Ministero della istruzione ha ritenuto opportuno ricordare, attraverso un comunicato stampa, le iniziative di prevenzione e di contrasto già avviate da tempo. I soggetti interessati (genitori, associazioni, scuola…) hanno a disposizione i seguenti strumenti:

l  Il numero verde 800.66.96.96, attivo dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 19.00;

l  L’indirizzo mail bullismo@istruzione.it che, così come il numero verde, accoglie segnalazioni di casi ma anche richieste di informazioni e consigli;

l  Il sito Internet smontailbullo.it, che fornisce utili strumenti e suggerimenti con una ricca bibliografia e filmografia sull’argomento;

Questo tipo di comportamento, afferma il comunicato, non è ascrivibile solo al contesto scolastico ed è legato ad una coincidenza di forme di disagio. Pur tuttavia capita che ad essere protagonisti di atti di bullismo sono anche i ragazzi e le ragazze”normali” che non si trovano in situazioni di disagio, figli e figlie di famiglie che non hanno problemi sociali od economici. Il modello culturale attuale, non fondato sull’autorità e sulle regole come un tempo,  porta a considerare i bambini piccoli-adulti: a loro  è concesso tutto, anche una autonomia non guadagnata. Tale atteggiamento di permessivismo ha prodotto, secondo una opinione diffusa tra gli psicologi e i neuropsichiatri infantili, il fenomeno dei “BAMBINI- TIRANNI”: i genitori perdono la loro autorevolezza e quasi subiscono gli ordini dei figli. (a tale proposito si veda ad esempio l’articolo-intervista Bambini-tiranno, orfani di educazione dal sito minori.it). Tale fenomeno, se sottovalutato può portare, in particolare nel periodo della preadolescenza e dell’adolescenza, ad atteggiamenti prepotenti ed aggressivi fino a giungere in certi casi al “bullismo” vero e proprio. . E la scuola? la scuola si trova disarmata di fronte al fenomeno della violenza, dell’aggressività  e del“bullismo”. Vi sono alunni  insofferenti alle regole e all’autorità, che rendono la vita all’interno delle classi impossibile ed impediscono agli insegnanti di “fare scuola”.In questi casi il solo provvedimento disciplinare,pure necessario, finisce per rendere i loro comportamenti “clandestini”, nascosti o finisce per radicalizzare i rapporti con gravi conseguenze. Oltre alla applicazione dei regolamenti di disciplina occorre  che la scuola diventi sempre più  una “comunità educante”, dove siano prevalenti l’ unità di intenti e la solidarietà: il problema quando emerge non è della singola classe o del singolo insegnante ma è il problema di tutti. L’autorità che agisce in tale contesto è una autorità di servizio fatta di azioni autorevoli e non autoritarie. Occorerebbero  una diagnosi precoce sin dalla scuola dell’infanzia e strategie e interventi  mirati; purtroppo i tagli alle risorse della scuola e l’elevato numero di alunni per classe non favoriscono  una azione di contrasto né  una azione educativa appropriata (e non è il solito piagnisteo degli addetti ai lavori!). Un’ ultima annotazione: è auspicabile e fondamentale l’accordo tra la scuola, la famiglia e le altre “agenzie educative”(associazioni culturali,sportive e (perché no?) la parrocchia… ).  Infine è da dire che, di fronte a certi episodi anche gravi,  come estrema risorsa i dirigenti scolastici sono obbligati a rivolgersi al tribunale dei minori, istituzione tuttavia che va intesa nel suo carattere di servizio e di prevenzione e non solo  nel  compito di repressione dei reati. Lo deve fare per proteggere le vittime, la maggioranza positiva che va incoraggiata e sostenuta

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