Dalle parole ai fatti per salvare l’ospedale

Recanati. Si parlerà sabato mattina, 23 marzo, del futuro dell’ospedale leopardiano, in un consiglio comunale aperto, richiesto dal personale S. Lucia e dalle organizzazioni sindacali.  L’impressione che si coglie è che ci si stia preparando più alla celebrazione di un funerale, piuttosto che a individuare la terapia più adatta per salvare un malato grave. Infatti le ultime notizie che giungono dalla regione non sono per nulla incoraggianti per la struttura ospedaliera recanatese.

Alla seduta di consiglio sono stati invitati tutti i vertici della sanità regionale e dell’Area vasta 3, ma si teme molti posti vuoti. Il sindaco ha rotto gli indugi e brandisce ora la minaccia di intraprendere vie legali se il progetto condiviso un anno fa con la Regione e le forze sindacali non verrà portato avanti. I punti fermi riguardano la radiologia in funzione anche di pomeriggio, la lungodegenza, la dialisi rinnovata, e il mantenimento del ciclo breve in chirurgia che ha fatto segnare in un anno il dato positivo dei 3.000 interventi.

“Io ho sottoscritto un accordo, afferma il sindaco, che è stato sancito dall’assessore Mezzolani. Io voglio il rispetto della parola. Se ci sono 18 reparti da chiudere in tutta la regione, lo si faccia ma Recanati non va più toccata, perché ha già dato.  Al momento non c’è un atto ufficiale della regione che mi faccia credere ad un ripensamento e auspico che ciò non avvenga, ma se questo non sarà, allora faremo cagnara. Se qualcuno pensa di mettere mano al ciclo breve a Recanati o ad altri reparti dico no a costo di metterci gli avvocati.”

C’è però chi chiede che dalle parole si passi ai fatti. E’ Simone Giaconi, capogruppo della civica “Per Recanati” che invita il sindaco a mettersi in testa alla protesta partecipando il 25 marzo alla manifestazione in regione indetta dai sindacati contro i tagli in sanità. “Deve presentarsi ad Ancona con la fascia tricolore.” Lo farà?

 

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