Denuncia in Procura dei genitori di Francesco Rinaldelli, l’alpino morto di tumore.

Alla Procura della Repubblica

Presso il tribunale di Macerata.

I sottoscritti sig.ri Andrea Rinaldelli, nato a Potenza Picena il 19/08/1955, Roberta Ciccarelli, nata a Civitanova Marche il 22/03/1954 residenti in Potenza Picena (MC), Viale Europa,28 genitori di Francesco Rinaldelli, nato a Recanati (MC) il 25/9/1983 e deceduto a Civitanova Marche il 16/3/2008, ex V.F.A. con il grado di caporale, matricola n. 00983003092 in organico presso la Fanteria Alpina dell’8° Reggimento di Cividale del Friuli

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Premessa in fatto

In data 17.2.2004 il sig. Francesco Rinaldelli, nato a Recanati in data 25.9.1983, dopo essere stato sottoposto a visita medica di idoneità alle armi, veniva arruolato quale volontario in ferma breve, presso la Fanteria Alpina 8° Rgt. Alpini di Cividale del Friuli con matricola n. 009830030392.

Veniva sottoposto alle seguenti vaccinazioni:

1)  Antitetanica 1° inocul. in data 24.2.2004;

2)  Antimeningococcica mediante somministrazione di Mengevax in data 24.2.2004;

3)  Antitifoidea mediante somministrazione di Vivotif in data 24.2.04 – 26.2.04 – 28.2.04;

4)  Somministrazione di Morupar in data 24.2.2004.

Tali vaccinazioni risultano le prime tre rispettivamente dal libretto sanitario recante la data del 17.2.2004  l’ultima dal certificato sulla situazione vaccinale recante la data del 12.12.2005.

A far data dall’1.6.2004 il sig. Francesco Rinaldelli veniva promosso al grado di caporale e trasferito, dopo i primi quattro mesi circa, al Petrolchimico di Porto Marghera come guardia di siti pericolosi. Quivi il compito assegnatogli dal comando era quello di sorvegliare gli ingressi, la banchina lungo la laguna e all’interno dello stabilimento. Nei pressi di questo scorreva un canale denominato “Bretella” ove frequentemente si potevano notare pesci morti che galleggiavano, fenomeno questo dovuto quasi certamente a infiltrazioni nel canale di sostanze chimiche provenienti dallo stabilimento industriale.

Inoltre, durante il servizio di pattugliamento, in certe zone dello stabilimento erano presenti cattivi odori dovuti quasi sicuramente a sostanze convogliate negli scarichi e, di qui, chiaramente inalati dai soggetti addetti alla sorveglianza del sito.

In data 1° novembre 2004, il caporal maggiore Rinaldelli, avendo notato delle difficoltà respiratorie, si recava presso l’Ospedale Umberto I di Mestre, ove, a seguito di accertamenti medici, gli veniva diagnosticato una linfoadenopatia sovraclaveare DX.

Vista la gravità del responso, a Francesco Rinaldelli venivano concesse due licenze per accertamenti medici in data 11 novembre 2004 e, infine, in data 6 dicembre 2004, egli veniva collocato in congedo assoluto. Tornato a casa e compiuti ulteriori accertamenti presso il nosocomio di Civitanova Marche, ad una prima diagnosi sulla base di esami parziali, Francesco Rinaldelli risultava essere affetto da linfoma di Hodgkin, varietà sclerosi nodulare grado II in stadio IIA (coinvolgimento dei linfonodi dell’ilo), secondo quanto certificato dal Dr. Centurioni in data 23 novembre 2004

Successivamente, ad esami più approfonditi, emergeva che la malattia di Francesco Rinaldelli era un linfoma di Hodgkin stadio IV (polmonare), diagnosticatogli in data 4 dicembre 2004.

Nel giugno del 2007 il sig. Francesco Rinaldelli inoltrava domanda per il riconoscimento dell’indennizzo previsto dalla L. 24 febbraio 1992 n. 210, ma nelle more del procedimento dinanzi alla Commissione Medica Ospedaliera di Chieti per la convocazione dell’interessato e l’emissione del relativo giudizio sanitario, il ragazzo in data 16.3.2008 decedeva presso l’ospedale di Civitanova Marche

Le cause efficienti e determinanti dell’infermità contratta dal loro congiunto Francesco Rinaldelli durante il servizio militare sono da rinvenirsi nelle potenzialità lesive riconosciute ai vaccini somministratigli per via orale e iniettiva, in particolare nelle componenti di metalli pesanti, virus vivi attenuati ed eccipienti cancerogeni in essi contenuti; questi, unitamente all’esposizione associata a tossici ambientali quali il benzene, il cloruro di vinile, l’acido cloridrico, il mercurio ed altre sostanze tossiche con cui il militare era venuto a contatto nei mesi trascorsi presso il Petrolchimico di Porto Marghera, hanno determinato, a parere del consulente di parte Dott. Massimo Montinari, del quale si allega relazione medico-legale, l’insorgenza della patologia a carico del sistema ematopoietico.

Gli odierni ricorrenti, con la presente domanda, intendono in primo luogo richiamare l’attenzione su quanto osservato dal Prof. Nobile, oncologo e presidente della Lega italiana per la lotta contro i tumori – sezione di Siena – nella sua relazione alla Commissione senatoriale d’inchiesta sull’uranio impoverito e sulle altre cause di nocività per i militari, riportata nella consulenza del Dr. Montinari, laddove lo scienziato distingue la pericolosità dei vaccini in quanto tali per le componenti in essi contenute ed elencate nei foglietti di accompagnamento (cosiddetti “bugiardini”) dalle potenzialità lesive riconosciute alle modalità con cui gli stessi vengono somministrati .

Per quanto concerne il primo aspetto, si è rilevata, fra le componenti dei vaccini, la presenza di antigeni vivi, agenti coniugati, conservanti, stabilizzanti e metalli pesanti quali l’alluminio ed il mercurio, di cui il Prof. Nobile rilevava la circostanza che solo l’Italia non l’ha ancora vietato, estremamente tossici per la salute dei vaccinati “perché penetrano nell’organismo con cibi, bevande, farmaci, aria respirata, per contatto e si accumulano in ossa, fegato, rene, sistema nervoso e grasso, bloccando importanti reazioni enzimatiche, alterando il metabolismo e gli scambi energetici fino a provocare malattie autoimmuni, tumori e malattie cronico-degenerative, evidenziando, fra l’altro, una condotta omissiva da parte delle Autorità sanitarie militari italiane nella mancata ricerca, raccolta e catalogazione dei casi di danni da vaccini in base all’obbligo di denuncia previsto dalla L. 210/92. Per quanto concerne l’aspetto relativo alle modalità di somministrazione, in base alle analisi del Prof. Nobile, queste possono differire secondo la sede, il personale addetto, l’osservanza delle norme prescritte per la conservazione dei vaccini alle temperature raccomandate (da sottozero a temperatura ambiente), per la loro inoculazione (singola e/o contemporanea), per il rispetto sia degli intervalli obbligatori di tempo intercorrenti con le dosi di richiamo sia delle date di scadenza.

Il dato allarmante verificato dal Prof. Nobile sui militari sottoposti alla sua osservazione è consistito nella mancata compilazione, in nessuna delle schede vaccinali volontariamente esibite a Legatumori, della doverosa anamnesi vaccinale, cioè a dire il mancato riscontro delle vaccinazioni obbligatorie e facoltative già effettuate dai militari dalla nascita alla data dell’arruolamento e, di converso, la somministrazione, da parte degli organi militari, per urgenti esigenze di servizio, di diverse dosi vaccinali ad intervalli di tempo inferiori a quelli prescritti. Al riguardo, lo scienziato ha evidenziato come le prescrizioni circa le dosi di vaccino, le loro vie, le loro tecniche ed il loro calendario di somministrazione devono essere osservate rigorosamente perché si raggiunga un effetto prevedibile e valido e come tali prescrizioni risultino determinanti per il successo della vaccinazione o per il suo insuccesso con relativi danni alla salute come risulta dalla vastissima casistica mondiale in proposito, sottolineando i legami tra certe vaccinazioni e l’insorgenza di cancri, leucemie e linfomi di Hodgkin e non Hodgkin ed aggiungendo come anche l’Istituto “Mario Negri” di Milano abbia appurato che, ad esempio, le vaccinazioni antipolio e antitbc facevano aumentare il rischio di linfoma LH e non LH.

Al riguardo, le considerazioni espresse dal Prof. Nobile in ordine alle modalità di somministrazione dei vaccini ed alla mancata compilazione dell’anamnesi vaccinale trovano riscontro anche nel caso che ci occupa.

Difatti, quivi va in primo luogo segnalato che:

a) stando alle risultanze del libretto sanitario recante la data del 17.02.2004, il militare Francesco Rinaldelli è stato sottoposto alla vaccinazione antitetanica (24.02.2004), antimeningococcica (24.02.2004) ed antitifoidea (24-26-28.02.2004);

b) stando alle risultanze del certificato sulla situazione vaccinale recante la data del 12.12.2005, egli è stato sottoposto altresì al Morupar, sempre in data 24.02.2004, vaccinazione trivalente contro morbillo, parotite, rosolia, di cui nel libretto sanitario non compare la data di effettuazione.

Questi dati, oltre a suscitare leciti dubbi in ordine alle vaccinazioni effettivamente somministrate, stante la difformità emergente dai due documenti, mostrano comunque chiaramente l’elevata concentrazione di vaccini inoculati al Rinaldelli in un arco temporale brevissimo e ravvicinato, ben 4 vaccini somministrati nella stessa giornata e, relativamente a quello antitifoideo mediante Vivotif, in ragione di tre compresse per giorno per tre giorni alterni, almeno a quanto risulta dal libretto sanitario e dal certificato vaccinale sopra citati, contemporaneamente agli altri vaccini, anziché, come avrebbe dovuto essere somministrato, a distanza di 6-8 mesi dalle altre vaccinazioni.

Invero, da testimonianze di commilitoni del sig. Francesco Rinaldelli e di altri militari, si è potuta appurare la non veridicità delle attestazioni relative a tempi e modi di somministrazione dei vaccini, tra cui il Vivotif, ricorrendo in tutte le loro dichiarazioni il ricordo di non essere stati sottoposti a somministrazioni vaccinali in fasi distinte e successive.

Va rilevato inoltre, come la vaccinazione contro morbillo, parotite, rosolia sia stata effettuata mediante somministrazione del Morupar, vaccino ritirato dal mercato nel marzo 2006 a seguito della segnalazione del Dott. Montinari alla Commissione parlamentare d’inchiesta nella seduta dell’1.12.2005 in ordine alla tossicità ed alla cancerogenicità del farmaco, oltre che alle reazioni allergiche ad esso riconnesse riportate nella nota dell’Agenzia Italiana del Farmaco – Istituto Superiore di Sanità – Ministero della Salute del 16.3.2006.

In merito alla vaccinazione antitifoidea si segnala a Codesto spett.le Ministero il tenore delle disposizioni approvate con il decreto 31 marzo 2003, pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 87 del 14 aprile 2003, avente ad oggetto l’aggiornamento delle schedule vaccinali e delle altre misure di profilassi per il personale militare, laddove per il servizio volontario sono previste solo le vaccinazioni anti meningococcica, antimorbillo, parotite e rosolia, antitetano, difterite e antipolio e anti epatite A e B, mentre la vaccinazione anti tifoidea è prevista solo per il personale destinato ad operare fuori area, da applicarsi in relazione agli eventuali rischi identificati in area d’operazione. Ora, benché l’area cui è stato destinato Francesco Rinaldelli, il Petrolchimico di Porto Marghera, sia area ad alta concentrazione di benzene e di altre sostanze tossiche, non si ravvisa obiettivamente alcun pericolo che imponesse l’effettuazione di vaccinazione anti febbre tifoide.

Ma ancor più grave ed effettivamente privo di alcuna giustificazione logica e giuridica si appalesa il mancato rispetto, da parte del Ministero della Difesa e degli ufficiali medici ad esso preposti, delle direttive in tema di vaccinazioni, nello specifico delle direttive approvate nel 2003 con un protocollo stilato d’intesa fra il Ministero della Difesa ed il Ministero della Salute chiamato protocollo DIFESAN ove sono previste una serie di norme per la corretta somministrazione dei vaccini, ivi compresa la compilazione, da parte degli organi deputati, di una corretta e puntuale anamnesi informativa del soggetto sottoposto alle vaccinazioni e l’acquisizione, dal medesimo soggetto, del “consenso informato” in ordine alle possibili conseguenze sul piano organico.

In tale protocollo è stata prevista, fra le altre misure, l’istituzione della cosiddetta “anagrafe vaccinale militare” intesa a programmare correttamente le risorse necessarie al raggiungimento degli obiettivi di salute del personale militare in relazione alle mutevoli esigenze operative ed epidemiologiche, monitorare real time, attraverso la creazione di un database unico, lo stato di copertura vaccinale dello strumento militare nazionale al fine di poter eseguire periodiche valutazioni farmacoeconomiche, poter assumere adeguate contromisure individuali e collettive in relazione all’emergere di eventuali rischi biologici nazionali o internazionali, naturali e non, gestire correttamente i periodici richiami vaccinali indispensabili al mantenimento della copertura immunitaria di tutti i militari in servizio, implementare specifici atti immunoprofilattici addizionali  necessari allo svolgimento di peculiari attività di servizio, evitando reiterazioni di cicli vaccinali già eseguiti e possibili rischi di iper immunizzazione.

Ora, a fronte dell’estrema puntualità delle norme e misure adottate nel citato protocollo dal Ministero della Difesa, che si è premurato attraverso gli aggiornamenti apportati nel febbraio del 2008 di stabilire le modalità di conservazione dei preparati vaccinali e le controindicazioni all’impiego dei vaccini, lascia a dir poco esterrefatti l’assoluta superficialità con cui in realtà viene gestito il servizio vaccinale da parte dello stesso Ministero.

Nel caso del soldato Rinaldelli, omologo a tanti altri, cosi come confermato nella relazione di chiusura della Commisssione Parlamentare dì inchiesta sull’Uranio ed altri agenti, tra cui appunto le vaccinazioni, come si legge molto dettagliatamente nella stessa queste venivano effettuate in maniera non congrua alle direttive del protocollo (DIFESAN) anche per lo stesso Rinaldelli non vi è la minima traccia di effettuazione della prescritta anamnesi vaccinale e dell’acquisizione dell’altrettanto prescritto consenso informato su tenore, quantità, qualità, effetti collaterali dei vaccini ad esso praticati.

Da ultimo si vogliono segnalare altresì le valutazioni espresse dal Dott. Luigi Mara nella relazione del 16.9.2010, secondo cui la grave patologia insorta nel caporale Francesco Rinaldelli deve ascriversi ai plurimi inquinanti costituenti l’inquinamento di fondo del polo chimico di Porto Marghera ove il militare aveva svolto il proprio servizio per un tempo relativamente più lungo rispetto ai tre mesi di routine, nonché alle elevate concentrazioni di sostanze tossi-cancerogene, con i relativi scarichi nell’ambiente, dovute ad anomalie impiantistiche. Inoltre, sempre stando alle valutazioni del Dott. Mara, nel 2004, anno in cui il Rinaldelli ha prestato servizio presso il Petrolchimico, erano in funzione presso il detto sito industriale degli impianti per l’incenerimento dei rifiuti tossici derivanti dalle produzioni ivi svolte, i precursori delle diossine e di altri pericolosi microinquinanti, elementi questi tutti che, unitamente ai metalli pesanti contenuti nei vaccini inoculati a Francesco Rinaldelli, hanno determinato effetti sinergici nella insorgenza della patologia neoplastica che ha condotto al decesso del ragazzo.

Alla luce di tutto quanto esposto in questa sede, dei documenti allegati alla presente domanda, nonché delle considerazioni espresse dal consulente Dr. Montinari, in particolare, delle correlazioni tra impiego di adiuvanti quali mercurio ed alluminio, di cui si è riscontrata la presenza nei capelli, come emerge dall’analisi minerale tissutale cui è stato sottoposto Francesco Rinaldelli nel marzo 2007,fattori ambientali e insorgenza di leucemia mieloide, in base alle quali il consulente ha affermato che “l’individuo può rimanere asintomatico per tutta la vita, ma un incontro fortuito con un dato elemento, ad esempio un patogeno esterno, può scatenare una risposta immunologica spropositata slatetizzando patologie su base immunitaria” a tal proposito tali considerazioni vengono evidenziate anche nella relazione finale  del progetto SIGNUM, ricerca effettuata dallo stesso Ministero della Difesa, in collaborazione con il Ministero della Salute, con la collaborazione di 4 università Italiane, che appunto mettono in evidenza senza ombra di dubbio la pericolosità delle vaccinazioni qualora non si rispettassero tutte le norme. La salute e la tutela del Militare e un dovere che lo stato Italiano deve garantire, e gli Ufficiali devono sottostare a tale obbligo, chiedo a lei in qualità di garante della legge che approfondisca quanto da me riportato in questa nota, perseguendo coloro che contravvenendo alle leggi dello stato hanno provocato la malattia e la conseguente morte del Caporalmaggiore Francesco Rinaldelli, resto a sua disposizione per un incontro, onde fornirle tutti i chiarimenti, nonchè i relativi documenti che lei riterrà indispensabili, per avviare delle indagini che portino all’accertamento della verità nonché le eventuali responsabilità, anche di ordine penale, che a mio avviso si  leggono in maniera chiara, nella relazione di chiusura della Commissione Parlamentare D’inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito personale militare Italiano specificatamente da pag.96 a pag.119 parte riguardante la questione vaccini e vaccinazioni. Con la presente chiedo a codesta ill.ma A.G. che vengano perseguiti a norma delle leggi Italiane gli organi responsabili dall’accaduto, in primis il Ministero della Difesa e quanti altri la S.vostra ravviserà nell’atto di denuncia. Chiedo a norma di legge di essere avvisato in caso d’archiviazione.

Allego alla presente la Relazione di chiusura della Commissione Senatoriale D’inchiesta sui casi  di morte e gravi malattie che hanno colpito il personale militare, approvata nella seduta del 9 gennaio 2013

Con voto unanime.

Potenza Picena li 16/marzo 2013                                                                  In fede   Rinaldelli Andrea.

Ciccarelli Roberta

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