Se democrazia significa potere del popolo la partecipazione al voto è premessa indispensabile perché ha lo scopo di eleggere i delegati a gestire quello stesso potere che,poi,naturalmente esplica i suoi effetti nei confronti dell’intera collettività.
Quando la partecipazione è scarsa il meccanismo si ammala e ciò dovrebbe preoccupare chiunque,singolo o organizzazione che abbia a cuore il sistema democratico,per indagare e riflettere sulle cause,senza eccezione di sorta,che provocano la fuga degli elettori.
Con una punta di amarezza faccio queste semplici riflessioni leggendo i dati sull’affluenza alle urne per le elezioni regionali del 31 maggio.
A livello nazionale la partecipazione si è fermata al 53,9 %,livello molto allarmante anche perchè segna un calo forte e netto rispetto ai dati precedenti.
Ma dovrebbero far pensare ancor di più i dati disaggregati.
Infatti si va dal 57,1 % del Veneto ,la punta più alta,al 49,8 % delle Marche,la punta più bassa, esclusa la Toscana..
Andamento ancor peggiore a Recanati con il 46,24 %,dove,mettendo a confronto il totale dei votanti alle amministrative dell’anno scorso con quello dei votanti del 31 maggio,pur trattandosi di ipotesi non identiche ma abbastanza assimilabili,si passa da 12.846 (66,13 % ) a 9010,cioè meno 3836,un terzo secco nel giro di un anno.
A spiegare questo fenomeno non basta il ponte della Festa della Repubblica o la giornata di sole.
Conclusione : chi oggi rappresenta le forze politiche ad ogni livello deve riflettere a fondo per comprendere i motivi di tanta disaffezione verso la politica,di certo bisognosa di un profondo risanamento,affinchè gli stessi possano essere rimossi,come penso sia giusto.
Però ho letto,spero di non averlo sognato,di un neo consigliere regionale che,appresa la notizia della sua elezione,nella giornata di lunedì ha preso l’aereo con tutta la sua famiglia per festeggiare l’evento.
Si può far conto su seri ripensamenti ? Ai posteri l’ardua sentenza.
Gianni Bonfili.
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