Casa-albrgo di Villa Teresa: calano le richieste degli anziani

Quando la crisi si fa sentire più forte anche il vecchio parente, magari poco autosufficiente, può far comodo. E’ forse questa la chiave di lettura della mancanza di richieste che la Fondazione Ircer registra per i suoi 21 mini alloggi di Villa Teresa, una struttura residenziale a prevalente accoglienza alberghiera, realizzata negli anni 85-90, destinata ad anziani autosufficienti, costituita di spazi abitativi individuali o familiari di varia tipologia e di servizi collettivi a disposizione di chi li richiede. Ad oggi, a fronte della lunga lista d’attesa di qualche anno fa, su 21 alloggi sono circa sei quelli vuoti, sia per la scarsità di richieste, vuoi anche perché il consiglio di amministrazione dell’Ente non ha ancora provveduto ad approvare la nuova graduatoria con cui provvedere all’assegnazione dei mini alloggi i cui costi sono decisamente appetibili e fermi ormai da alcuni anni. Infatti l’anziano ospite paga circa 300 euro al mese di affitto ma sono comprese anche le utenze (acqua, luce e gas e abbonamento TV) e sono previste ulteriori riduzioni in considerazione dell’eventuale stato di disagio economico dell’anziano. Gli appartamentini, costituiti da una camera, cucina e bagno, sono stati progettati per anziani soli o in coppia e prevedono la possibilità di usufruire di ulteriori servizi in appoggio alla casa di riposo come lavanderia, infermeria e pasti. Diversa è la situazione della casa protetta di via XX settembre dove quasi tutti i circa 80 posti disponibili sono occupati da anziani non autosufficienti la cui ammissione è gestita direttamente dall’Area vasta 3. Qui c’è una lista d’attesa ed è necessario a volte aspettare anche un anno per poter essere inseriti nella struttura. Il picco influenzale di questa inverno, a dire il vero, ha fatto strage, purtroppo, di anziani e nella struttura si è verificato un rapido turn-over. Gli ospiti pagano una retta standard di 1.360 euro al mese e chi non ce la fa, tra pensione e assegno di accompagno e non ha parenti a cui rivolgersi, può fare affidamento sul Comune. Un tempo l’Amministrazione concedeva agli Ircer un contributo forfettario per l’integrazione delle rette degli indigenti ma le sempre più ridotte risorse economiche a disposizione e la trasformazione dell’Ente da ex Ipab, di natura pubblica, a Fondazione di natura privata non ha permesso più al Comune, anche volendo, di intervenire direttamente: eventualmente è l’anziano stesso che deve avanzare la richiesta. Cosa non sempre facile tenuto conto che gli ospiti dell’Ente, che sono da tempo ricoverati, spesso non hanno alcun familiare di riferimento e non sono in grado di gestire da soli la propria vita.

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