E' morto questo pomeriggio Enzo Cerutti, 80 anni, notissimo in città per i suoi importanti trascorsi calcistici. L'altro giorno era stato ricoverato all'ospedale di Civitanova in gravi condizioni di salute in quanto era stato ritrovato nella sua casa in Piaggia Castelnuovo riverso a terra disidratato. Il caldo afoso di questi giorni molto probabilmente la causa del suo malore. I vicini di casa si erano accorti di non averlo più visto in giro da un paio di giorni e avevano allertato sia la sua famiglia (la moglie e due figli) che i vigili urbani che hanno provveduto a forzare la porta della sua abitazione. Nell'aprile scorso era stato premiato nel corso della cerimonia per la Pasqua dello Sportivo.
Lo vogliamo ricordare, con l'affetto di chi ha vissuto con lui la propria giovinezza, riportando di seguito la poesia che a lui dedica la figlia Laura:
Mio padre
mio padre era un giocatore di pallone
amava lo sport….
era tutta la a vita
era bravissimo
lo chiamavano schiaffino
era dolce ma non lo sapeva
era amaro
e non si conteneva con parole
e quando tirava il pallone le sue gambe da giocatore
arrivavano alle stelle
arrivavano al cuore della gente
e moti ragazzi si ricordano d lui
del suo essere severo ma un vero sportivo
Riportiamo la sua storia, così come lui stesso la racconta al periodico "Era Ora" nel febbraio 2009:
– “Sono cresciuto nel Mantova dove ho militato per sei stagioni passando dalle giovanili alla prima squadra che giocava in quarta serie. Poi venne Edmundo Fabbri che aveva da poco chiuso la carriera di calciatore e rivoluzionò l’organico gettando le basi per la scalata in serie A. Io venni trasferito a Catania assieme al portiere William Negri che poi divenne famoso vincendo uno scudetto con il Bologna e raccogliendo diverse convocazioni azzurre. Dalla Sicilia passai in Basilicata e successivamente in Campania, precisamente al Bagnoli. A Recanati, sinceramente, ci capitai per caso. Ero in viaggio con alcuni compagni verso Cerignola per prendere contatto con alcune formazioni del luogo. A Pesaro invece incontrai un dirigente della Recanatese che cercava giocatori per allestire l’organico. Da quel giorno iniziò l’avventura”.
L’ALLENATORE E LE OLTRE VENTI COPPE DISCIPLINA-
“Appese le scarpe al chiodo ho continuato a navigare nel calcio recanatese allenando nel settore giovanile. Un ruolo estremamente delicato e che ho portato avanti sempre con massimo impegno cercando di inculcare ai ragazzi i veri valori dello sport. Un lavoro costante premiato con oltre venti coppe disciplina”.
LA RECANATESE E IL SETTORE GIOVANILE
– “Purtroppo negli ultimi trent’anni ho visto un interesse scarso nei confronti dei giovani. Si preferisce prendere giocatori provenienti da altri settori giovanili piuttosto che arricchire e valorizzare il proprio. Ricordo che un dirigente molti anni fa mi disse con naturalezza che del settore giovanile ne avrebbe fatto volentieri a meno in quanto per costruire una buona squadra sarebbero bastati quindici milioni. Questo personaggio lo ritroviamo tutt’oggi nel mondo del calcio recanatese e credo che non sia un bene”.
LA RECANATESE E IL SALTO DI QUALITA’
– “Negli ultimi cinquant’anni solo in un’occasione abbiamo sfiorato la così detta quarta serie. Erano gli anni Ottanta, in panchina c’era Sergio Dal Miglio e alla presidenza Stefano Guzzini. Entrambi uomini di immenso valore. Altre realtà del territorio, dal Portorecanati alla Civitanovese, passando per Maceratese, Castelfi dardo, Tolentino e Sangiustese l’hanno raggiunta. La Recanatese no. Probabilmente non si è mai realizzata una mentalità e un programma serio per far crescere il calcio cittadino”
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