Chi è stato di passaggio a Porto Recanati, o ancora meglio in vacanza, avrà potuto notare la presenza di due ragazzi rigorosamente vestiti con maglia nera che, in sella alla propria bicicletta, pattugliavano, in una sorta di giro di ispezione, diversi balneari della cittadina marchigiana.
Questi due ragazzi – che stanno in giro dalle 22 di sera fino alle 5 di mattino – sono in realtà della vigilanza privata, più comunemente denominati “vigilantes”. Il loro compito è molto semplice: sorvegliare i balneari che sono di loro competenza – quasi una decina fra Scossicci e il centro -, non permettendo a nessuna persona di sostare o appoggiarsi negli sdrai dei suddetti balneari. Il perché di tutto ciò è molto semplice: nel giugno di quest’anno due stabilimenti in particolare – Bagni Fiore e Il Faro – avevano riportato 1000 euro di danni notturni, causati probabilmente da ragazzi che dopo qualche bicchiere di troppo avevano squarciato o bucherellato con l’accendino le attrezzature degli chalet, in altri casi erano stati addirittura lanciati in mare. Non è tutto: negli anni scorsi diversi stabilimenti riportavano – sempre a fine stagione – un complessivo di danni di qualche migliaio di euro, causati da questi atti vandalici. Cosicché il 6 luglio di quest’anno si arriva alla soluzione: assunzione della vigilanza privata da quel giorno fino al 6 settembre. I risultati sono arrivati subito, difatti i proprietari del Faro hanno detto “di non aver avuto più nessun danno da quando si sono attivati”, più entusiasta è stato il figlio dei proprietari di Bagni Fiore, il giovane Matteo Flamini, che aggiunge: “i vigilantes sono una delle migliori cose avute qui a Porto Recanati negli ultimi anni, svolgono un servizio eccezionale e sono anche pagati poco: tutti i balneari dovrebbero aderire”.
Il fatto poi che costoro non abbiano mai dovuto ricorrere alla maniere forti per convincere i diversi giovani a “sloggiare”, sottolinea maggiormente il loro merito e, come ci spiega Fabian Maugeri, uno dei due vigilantes in servizio: “Noi li invitiamo cordialmente ad alzarsi, anche perché è proprietà privata”. E aggiunge: “In teoria noi ci basiamo su una legge nazionale della Capitaneria di porto che, dalle 20 di sera alle 7 di mattina, ordina che nessuna persona possa sostare in spiaggia, che sia pubblica o privata, questo perché non essendoci il bagnino – e quindi sorveglianza – in quegli orari potrebbe accadere qualche incidente ai bagnanti senza che essi siano assistiti”.
Ci dice anche che per quanto potrebbero usare maniere forti, loro cercano sempre di non arrivarci: “Noi, durante il servizio, siamo pubblici ufficiali, possiamo con la forza prenderli fisicamente e portali fuori dalla spiaggia. Io però invito la gente ad andare via in modo molto rispettoso, ed è il metodo che paga di più. Ci sono persone che non vogliono lasciare il posto, ma le situazioni si gestiscono con l’esperienza, e poi, se si parla, non c’è cosa che non possa essere risolta”.
Sicuramente non è la stazza fisica il motivo di tanto rispetto ostentato da Fabian agli altri: “Lavoro nella sicurezza da 28 anni, ma sono stato un giocatore di rugby professionista, ho iniziato in Francia poi verso fine carriera sono venuto a giocare a Jesi. E dirò questo: io preferisco la parola ‘bodyguard’ che ‘buttafuori’, perché non è sulla violenza che si basa il tuo lavoro quando ti occupi di sicurezza”.
Encomiabile è quindi la condotta del gigante buono Fabian che “solo una volta, visto che delle persone non si volevano alzare, ho dovuto chiamare la Capitaneria di porto, ma poi, vedendomi maneggiare con la radio, si sono subito alzati”.
L’impressione è che fra un anno li rivedremo quasi sicuramente e che, come quest’anno, non avranno alcuna grana né gli stabilimenti balneari sotto la loro protezione né loro durante il servizio.
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