Tristi banconi quasi vuoti accolgono in questi giorni i clienti del punto vendita "Conad" di via Enrico Mattei attirati dallo sconto del 20% applicato sulla spesa in quanto l’attività entro breve chiuderà i battenti dopo appena tre anni e mezzo dalla sua apertura nell’estate 2012. Il supermercato, come il Billa e il Lidl prima di lui, non ha retto, molto probabilmente, la spietata concorrenza dei tanti centri alimentari sorti in città in questi ultimi anni. Non è il solo a pagare cara la crisi visto che nel luglio scorso il Punto SMA di Recanati, nel popoloso quartiere di Fonti San Lorenzo, è ricorso ad una riduzione del personale (6 su 12). Per i dipendenti del Conad una brutta doccia fredda, annunciata già da tempo dagli scarsi introiti giornalieri, e almeno per alcuni di loro si prospetta, purtroppo, lo spauracchio del licenziamento e, per quanto possibile, l’aggancio agli ammortizzatori sociali previsti dalla normativa.
Ma la chiusura del Conad è anche un brutto colpo per tutte quelle altre attività commerciali con tipologie diverse di prodotti che hanno trovato posto nella stesso immobile e che potevano godere del via vai della clientela del supermercato per incrementare i propri affari. Sulle vetrine del negozio ben presto, quindi, comparirà il cartello “affittasi” o “vendesi” a testimonianza di una città che, purtroppo, sempre più spesso vede abbassare le saracinesche delle sue attività sia in periferia che al centro. Qui è da tempo che si parla del progetto dell’Infinito Village, l’outlet del centro storico per indirizzare investimenti pubblici e privati in questa parte della città piuttosto che in nuove aree produttive industriali, commerciali ed artigiane. Nel marzo 2014 è stato suggellato un accordo fra l’Università di Camerino, come soggetto consulente tecnico-scientifico, e il Comune, con la sottoscrizione di una specifica convenzione, proprio per l’avvio del progetto ma da allora se ne è persa ogni traccia mentre il commercio in città langue e gli operatori stentano ad arrivare a fine mese.
Una fotografia impietosa della “città favolosa”, d’altra parte, è stata già tracciata anche, nell’aprile scorso, dalla Business School del il Sole 24 Ore, partnership dello Studio Baldassari Comunicazione, incaricato dal Comune di Recanati di svolgere un’indagine su come la città possa avviare la propria ripresa economica. Secondo gli intervistati (330 in loco e 200 a Roma, 300 residenti e 20 testimoni della vita culturale, economica e imprenditoriale locale) ci sono ottime imprese sul territorio ma pochi sbocchi di lavoro, Recanati non ha ritmo, non è una città per giovani, non favorisce lo shopping, non ha attività fieristico-congressuali, è carente nella qualità delle strutture ricettive. Insomma c’è molto da lavorare!
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