Fondazione Ircer: continua la protesta di alcuni semplici familiari

Come famigliari degli ospiti della casa di riposo riteniamo di dover rispondere a quanto pubblicato dalla Fondazione IRCER e alle dichiarazioni di famigliari o presunti tali che hanno manifestato la loro contrarietà, affinché si faccia chiarezza attribuendo ad ognuno responsabilità e meriti, cercheremo di sintetizzare. Le minacce, le intimidazioni, le diffamazioni contro di noi, pur contenendo gli estremi per una denuncia circostanziata, che non ha avuto seguito, perché non si è voluto interrompere il dialogo iniziato sia pur con mille difficoltà lasciando aperto il confronto. Non essere entrati minimamente nel merito delle osservazioni/proposte è incompetenza o totale rifiuto al confronto, come avviene ultimamente, aggredendo chi si permette di fare delle osservazioni? Perché tanto astio e livore, quando è previsto dalla carta dei servizi che i famigliari, con o senza l’organismo di rappresentanza, possono anche singolarmente “formulare osservazioni e proposte” e addirittura “reclami”?

Non abbiamo scritto né mai dichiarato di essere i rappresentanti dei famigliari, non abbiamo la pretesa di rappresentare alcuno, ma molto semplicemente ci siamo permessi di portare all’attenzione alcune delle carenze rilevate all’interno della casa di riposo. Con molta umiltà ci siamo permessi di  indicare le relative proposte di soluzione, nello spirito di collaborazione.

Ci siamo firmati promotori essendo quelli che hanno avanzato la richiesta di un organismo di rappresentanza previsto dalla Legge Regionale n. 20  del 2002. Facciamo notare che tutti i documenti protocollati in segreteria sono stati regolarmente firmati. Da un lato ci accusano di “cercare visibilità e notorietà gratuita” (come potremmo non avendo messo i nostri nomi?), dall’altro ci saremmo nascosti dietro ad una sigla, se la sigla dà tanto fastidio ci firmeremo come semplici famigliari; si accettano consigli!

Abbiamo sottoposto i punti protocollati e resi pubblici, al Presidente, il quale ha apprezzato e condiviso il lavoro fatto. Quanti oggi si manifestano contrari, criticano non solo la volontà ma anche il pensiero del Presidente. È evidente che chi ha scritto a nome della Fondazione non lo ha consultato.

Nell’ottobre del  2013, è stata protocollata (con resistenze da parte della Direzione) una proposta di collaborazione da parte di alcuni famigliari, indirizzata al Presidente, alla Direzione e al C.D.A.. Della stessa il Presidente, allora in carica, Dott. Sergio Beccacece non ne è mai venuto a conoscenza, come da lui stesso dichiarato. Atteggiamento che fa parte della sbandierata collaborazione? Dimenticanza o omissione? La decisione, sofferta, di rendere pubbliche le osservazioni/proposte protocollate è nata anche dal timore che venissero ancora una volta messe nel dimenticatoio o peggio cestinate.

Ricordiamo il contenuto della richiesta del 2013: “Il gruppo non ha nessun altro scopo se non quello di cercare di migliorare le condizioni di vita dei propri famigliari con intenti collaborativi e propositivi”. I famigliari sono gli stessi che oggi si scagliano contro chi ha riproposto la stessa collaborazione. Pur condividendo, allora si sono rifiutati di firmare la lettera protocollata e oggi firmano dichiarazioni che vanno nella direzione opposta. Rifiutano di migliorare le condizioni dei propri cari? Questo cambiamento forse è dovuto al fatto che “ricevono favori”; dilazione nel pagamento della retta, a dispetto di quanti fanno sacrifici per onorare puntualmente la scadenza. Oppure perché coltivano il proprio orticello facendo pressioni indebite verso il personale? Avranno situazioni conflittuali con l’Ente che magari cercano di risolvere per via extra giudiziale? Tuttavia sono gli stessi che presentano continui reclami per il sevizio. Pubblicamente prendono le difese di chi lavora nella struttura, dimenticando di aver intimato alla Direzione, qualche mese fa, di cacciare due ragazzi O.S.S. rei di aver tenuto un atteggiamento non adeguato nella distribuzione del pasto. Circola la lista dei nominativi degli ospiti/famigliari, alla faccia della riservatezza, “longa manus” sì ma interna, A proposito: ospiti sì ma paganti!

Dei quattro accesi oppositori, in assemblea, forse cinque, almeno tre guarda caso, sono mutuati del Presidente, che strana coincidenza!

È oramai chiaro che l’Organismo di Rappresentanza è stato, ed è visto dall’Ente come un ostacolo da combattere con tutti i mezzi. Prima con continui rinvii, poi cercando la complicità di alcuni famigliari che si sono prestati. Basti pensare che l’assemblea richiesta il 9 marzo 2015 è stata concessa, dopo molti solleciti, il 22 giugno. I tempi lunghi sono stati motivati dalla necessità di studiare e approfondire la legge 20 da parte dei Signori Consiglieri. Dopo tanto studio la risposta data, è stata che trattandosi di Fondazione Privata non erano tenuti al rispetto della Legge 20, fornendo prova di non conoscere né la legge citata né quanto previsto dalla carta dei servizi che soltanto successivamente, e per la parte di comodo, è uscita fuori. Carta dei servizi che è documento pubblico, attualmente sconosciuto dai famigliari, ma non a tutti, guarda caso, magari una sola paginetta, è stata data agli oppositori “longa manus”. L’articolo a mezzo stampa che ha preceduto l’assemblea del 22 giugno la dice lunga sull’accoglienza positiva: “la Fondazione non fa salti di gioia se questo organismo dovesse essere solo uno strumento di protesta” “non tollero atteggiamenti disfattisti o svolti per creare solo disservizio”.

All’ultima assemblea del 7 settembre, nonostante la lettera del Presidente inviata ai famigliari contenesse un preciso ordine del giorno, da Lui concordato: “Ratifica Organismo di Rappresentanza dei Famigliari”, lo stesso è stato stravolto e sostituito con altro argomento. Qualche famigliare vuol far credere che abbiamo impedito agli altri 65 lo svolgersi dell’assemblea. Sarà proprio così? Forse non erano sicuri che la maggioranza  avrebbe approvato il nuovo ordine del giorno proposto dal Presidente?

Ci vogliono attribuire uno stato di conflitto con il personale, con il quale, invece, abbiamo un rapporto corretto e cordiale, ricevendo giornalieri ringraziamenti per l’aiuto che offriamo anche agli altri ospiti. Abbiamo già dichiarato, e non vorremmo ripeterci, “che per superare le carenze legate al soggiorno degli ospiti non si può prescindere dal miglioramento delle condizioni lavorative di tutto il personale”, che va anche gratificato non solo a parole.

Il buon nome della Fondazione si tutela operando con la dovuta cura e attenzione giornaliera verso l’ospite. La casa di riposo che porta il nome di Ester Gigli, madre del nostro grande concittadino, si è affermata negli anni come un’eccellenza, poiché ancora gran parte del personale risale a quegli anni, ma attualmente il servizio è scaduto, quali sono le cause? Forse la Direzione ha qualche responsabilità?

Invece di sprecare energie per contrastare chi fa delle legittime osservazioni e proposte, sarebbe meglio utilizzarle per risolvere i problemi. Facciamo appello al Sindaco affinché intervenga presso il Consiglio dell’IRCER per far sì che si torni a un confronto costruttivo. Per il bene di tutti gli anziani ospiti e per tutti quelli che operano nella casa di riposo, auspichiamo che ritorni a essere l’eccellenza di un tempo.                 

                                                                                                              Semplici famigliari                       

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