E’ un coro autorevole di no, a cominciare dalla contessa Olimpia Leopardi, al manifesto-appello lanciato in questi giorni dal giornalista e scrittore Silvano Vinceti per la riesumazione dei presunti resti di Giacomo Leopardi sepolti nel Parco Virgiliano di Napoli perché si faccia finalmente luce se appartengono effettivamente al grande poeta recanatese oppure sono di qualcun altro.
L’operazione verità, come la chiama lo stesso Vinceti, consisterebbe nel raffrontare il dna di quei resti con quello di un discendente maschile di casa Leopardi. Per questa prova si era reso disponibile il conte Pierfrancesco, figlio di Giacomo e nipote di Vanni Leopardi.
La contessa Olimpia, figlia di Vanni, prova a contenere tutto il suo disappunto trovando l’iniziativa priva di ogni interesse, “una perdita di tempo, una cosa irrilevante oltre che macabra e di cattivo gusto”. Ricorda che Vinceti aveva tentato di convincere sua nonna, la contessa Anna, già nel 2004 ricevendo per tutta risposta una reazione risentita “al punto di allontanarlo da casa.”
Questo interesse di Vinceti è ciclico ed Olimpia non comprende bene che fine possa avere dato che è ormai appurato, afferma la discendete del poeta, “che quei resti non appartengono al 99% a Giacomo Leopardi. Ciò è emerso chiaramente nel corso della loro riesumazione avvenuta nel 1900 ad opera del prof Zuccarelli alla presenza anche del senatore Mariotti.”
La tomba del Leopardi, per Olimpia è come quella del milite ignoto, rappresenta, cioè, un simbolo, “un luogo di raccoglimento intorno al pensiero di Giacomo. Quello che conta di Giacomo non è certo la sua fisicità ma la sua mente. Già il fratello Carlo diceva che non si può parlare di Giacomo se non attraverso la sua opera. Il suo fisico non contava niente in vita, anzi è stato motivo di sofferenze, figuriamoci se può contare dopo la sua morte. Di fronte ad un’opera titanica ci stiamo preoccupando di ossicini.”
Quindi per la contessa Olimpia “quello che ci ha lasciato Giacomo è tutto meno che l’importanza delle sue spoglie mortali.” Anche da un altro Palazzo, quello istituzionale e politico, il giudizio sull’iniziativa di Vinceti non è dissimile. Il sindaco Francesco Fiordomo è sulla stessa lunghezza d’onda di Olimpia Leopardi e bolla come inutile e priva di ogni significato riproporre ancora la riesumazione dei resti del “giovane favoloso”.
Ma Vinceti fa sapere che andrà avanti e che questa volta non si fermerà di fronte a niente ed è intenzionato a rilanciare la sua proposta in tutto il mondo per raccogliere migliaia di firme che chiedono di giungere finalmente alla verità.
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