Una cappa di tristezza avvolge la città all’indomani della notizia della morte di Andrea Pavoni avvenuta ieri sera verso le 19,30 al chilometro 246 dell’autostrada A14 in sella alla sua BMW S1000 da poco acquistata, da quando aveva venduto la vecchia “'hornet, come ricorda uno dei suoi tanti amici su facebook, per farti la moto nuova! eri tutto contento ed entusiasta! felice e soddisfatto dei tuoi sforzi per mettere da parte dei soldi”.
Andrea, 34 anni, era un ragazzo dal “sorriso bello e sincero” e sono in tanti in queste ore a stringersi intorno al dolore della sua famiglia, della mamma Norma, del papà Giancarlo, della sorella Ilaria, oggi al settimo mese di gravidanza,e del fratello più piccolo Paolo, universitario a Camerino, che in questi giorni si trovava in vacanza in Puglia.
Appassionato di moto (recentemente aveva partecipato ad un raid motociclistico alle sorgenti del Tevere) e di sport: a Recanati, dove era nato e vive la sua famiglia, lo ricordano gli amici delle freccette, gioco a cui partecipava nel pub recanatese Revenge, e quelli del basket mentre nella sua attuale città di residenza, Porto Recanati, lo immaginano ancora a far parte della ciurma del quartiere Europa per correre il Palio di San Giovanni come aveva fatto nel passato.
Andrea, in tasca una laurea in Economia e Commercio presa all’Università Politecnica delle Marche di Ancona, aveva gestito nel passato per qualche mese il ristorante “A’mare”, lungo Corso Matteotti ma, chiusa l’attività, ha lavorato come cameriere all’hotel Enzo di Porto Recanati e poi come operaio in una ditta della zona.
In queste ore sono in corso gli accertamenti da parte della polizia autostradale per capire meglio la dinamica di quello scontro, subito dopo una curva, che ha portato via la giovane vita di Andrea.
“Non è giusto, semplicemente non lo è” commentano molti suoi amici e noi insieme a loro vogliamo ricordarlo prendendo a prestito dal suo sito facebook quello che lui stesso scriveva il 24 giugno 2013:
“Cazzo, quant'è bello il mondo! Succede in una sera strana che ti ritrovi a mangiare un panino a 300 metri sopra il mare, e guardi la luna sorgere arancione e specchiarsi su acque calmissime. E il cuore che lei ti ha svuotato si colma di sensazioni maestose. La malinconia lascia piano piano il passo alla serenità. E quando scendi scalzo su quella spiaggia di sassi, il pensiero si, vaga, ma verso calmi lidi. E rabbia, noia, rimorsi, remore e risentimenti diventano pavidi ricordi. Ti viene voglia di gridare che sei vivo, che sei felice. Sorridi da solo, ma non ti importa perchè stai bene. E pensi si al romanticismo di un bacio sotto quella luna con quella spiaggia illuminata quasi a giorno, col bianco della scogliera dietro, ma non sei triste perchè non puoi darlo, sei felice, perchè sai che lo darai di nuovo, prima o poi. E quando torni a casa apri la visiera del casco e ti riempi di odori dell'estate appena cominciata, la macchia, la menta nei locali per i moijti, per chi cerca la felicità dentro un bicchiere, odore di festa, di gambe di donne, e di bambini con lo zucchero filato, di creme doposole, di compiti per le vacanze e di carte sfogliate per il burraco dopo una giornata di mare, così come i costumi e i teli da mare…e vai a dormire, e veramente ti senti VIVO!”
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