Anna Maria Dalla Casapiccola, proprietaria del rudere colonico sotto il colle dell'Infinito prende una decisione a sorpresa. Abbandona il progetto di ristrutturarlo e lo mette in vendita. La lunga trafila giudiziaria, pur avendola vista vittoriosa ogni volta (due vittorie al Tar, nel 2013 e nel 2015, e altrettante al Consiglio di Stato, nel 2014 e 2016), le hanno tolto tutto l’entusiasmo. “Sono delusa di tutta la vicenda e in più il periodo non aiuta certo all’investimento necessario. Finalmente, dopo 4 cause vinte con una quantità di soldi spesi inutilmente, pare che il permesso ci sia ma io non me la sento più e cercherò di vendere sia la casa che i 4 ettari di terreno da sistemare. Oggi non ne ho più voglia.” E così la città, per un’inutile guerra scatenata per la preoccupazione di una cementificazione, in una zona sensibile come quella leopardiana, perde la possibilità di ristrutturare quell’immobile, oggi in condizioni di degrado. Ancora oggi sul rudere colonico è appesa una gigantografia dove sono messi a confronto l’edificio attuale e quello a progetto eseguito. Ma non è valso a convincere la Sovrintendenza che, più di altre istituzioni, ha intrapreso una guerra a colpi di carta bollata. “La casa è stata realizzata nei primi del ‘900 e non c’era quindi ai tempi del Leopardi, ci tiene a precisare Dalla Casapiccola. Ci sono state due persone che hanno creato questa bolla sulla casa paventando una cementificazione del Colle dell’Infinito. E pensare che avremmo potuto costruire tre volte tanto ma avevamo rinunciato preferendo un restauro conservativo.”
;