Il Tribunale di Macerata ha fissato al 9 gennaio del prossimo anno (2018) l’esame delle istanze di fallimento presentate nei confronti della Teuco, la ditta di arredo bagno di Montelupone, alle quali si aggiungeranno quelle che nel frattempo verranno presentate nei prossimi giorni. Il giudice avrebbe già deciso per questa data sulla base della richiesta di fallimento avanzata da un dipendente della ditta, che ha già firmato la conciliazione ed è uscito a suo tempo dall’azienda e che ora vanta un tfr consistente non ancora pagato: alla sua si sarebbero aggiunte altre richieste avanzate da alcuni fornitori. Nei prossimi giorni dovrebbero partire tutte le istanze di fallimento collettive che le tre sigle sindacali (Cgil-Cisl-Uil) stanno raccogliendo, tramite il loro ufficio vertenze, e alle quali hanno aderito più della metà degli attuali dipendenti dell’azienda di Montelupone. Una cinquantina solo la Cgil, che vanta un numero maggiore di iscritti, una ventina della Cisl e un numero ulteriormente inferiore della Uil. La data del 9 gennaio mette gli attuali proprietari della Teuco, la Certina Holding (80%) e la Fimag Guzzini (il restante 20%), con le spalle al muro perché saranno costretti, se vorranno scongiurare una simile evenienza, a trovare velocemente un acquirente o presentare la richiesta di concordato in bianco con la speranza di far slittare o addirittura di evitare la procedura di fallimento. La situazione è davvero difficile, ci dice Giuliano Caracini della Cisl che ha seguito passo dopo passo tutta la complessa vertenza della Teuco. “Sull’ipotesi di possibili acquirenti, afferma Caracini, s’erano fatti avanti ultimamente Roberto Busco, un imprenditore marchigiano, e la Glass o chi per lei del nord Italia. Ma le loro offerte non sono state ritenute convenienti dalla Teuco”. L’ipotesi del concordato, invece, si fa dura con questo quadro complessivo che appare fortemente compromesso. Caracini comunque precisa che c’è una buona parte dei dipendenti che non hanno intenzione di firmare l’istanza collettiva di fallimento. “C'è da dire una cosa, aggiunge Caracini, che le persone che sono uscite, cioè quelle che hanno firmato per andarsene via, vantano un tfr importante. Oltre a queste ci sono anche gli operai, che sono ancora in forza lavoro che hanno goduto della cassa integrazione a zero ore fino alla fine di agosto e che da settembre hanno la cassa integrazione straordinaria fino all'80% perché l’atro 20% di ore vengono messe come ferie che però non vengono pagate, stando fermi i pagamenti da luglio. Quindi il lavoratore oggi si trova a percepire uno stipendio più basso rispetto a quando aveva la cassa integrazione a zero ore.”
;