Non finiscono mai i problemi dei lavoratori della Teuco dopo la sentenza del Tribunale di Macerata che ha sancito la fine definitiva del prestigioso marchio, di proprietà per l’80% della Certina Holding e del 20% della Fimag Guzzini, dichiarando ad nell’aprile scorso il fallimento dell'azienda. Rimane, infatti, nel limbo il pagamento della cassa integrazione per il periodo dal 19 aprile, il giorno dopo il fallimento della società, al 27 giugno quando è scattata la Naspi con la procedura del licenziamento collettivo. “Come organizzazioni sindacali, dice il rappresentate sindacale della Femca Cisl, Raniero Ridolfi, abbiamo già presentato istanza sia al curatore fallimentare che all’Inps per il pagamento di questi due mesi di cassa integrazione e stiamo aspettando una risposta perché da quanto ci risulta ancora non c’è una disdetta formale del primo decreto del Ministero del lavoro, che fissava il termine della cassa integrazione al 20 giugno. Se non dovessero essere pagate, le competenze di questi due mesi andranno a far parte della liquidazione fallimentare dell’azienda.” Per quanto riguarda la disoccupazione è già arrivato il corrispettivo di luglio e ai primi di settembre arriverà quello di agosto: un assegno variabile di circa mille euro per i primi tre mesi e poi a scalare. Sino a quando? Anche qui i conti non tornano. Secondo l’Inps i lavoratori della Teuco non hanno diritto a tutti i due anni di Naspi in quanto, oltre ai due mesi buchi, come dicevamo, senza cassa integrazione, c’è il periodo in cui vigeva il contratto di solidarietà seppur per brevi periodi: chi di 40 giorni, chi per 2 o 3 mesi, una piccola quota versata in busta paga che viene considerata un anticipo della disoccupazione. “Ritornati dalle ferie, fa presente ancora Ridolfi, ci aspetta un nuovo incontro con la vecchia proprietà per il mancato versamento dei contributi all’Inps per quota parte dei mesi di ottobre e dicembre, un buco che porta disappunto anche per il calcolo della Naspi.” Nulla di nuovo neanche per il futuro dell’azienda: all’orizzonte non c’è traccia di alcun acquirente e anche l’ipotesi della costituzione di una cooperativa sembra proprio definitivamente tramontata. Per il 9 ottobre prossimo è già stata fissata una prima udienza in Tribunale a Macerata per iniziare a fare i conti del fallimento: sarà l’occasione per presentare le richieste di risarcimento da parte dei diversi creditori dell’azienda di arredo bagno fallita il 18 aprile scorso.
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