Che significa esser transgender? La mancata testimonianza di Mako all’assemblea degli studenti del Liceo Scientifico di Recanati

E’ Mako Pilati, 24 anni, laureato in filosofia a Macerata e ora studente a Torino per la specialistica in Storia della Filosofia, il giovane che sarebbe dovuto essere ospite dell’assemblea degli studenti del biennio del Liceo scientifico di Recanati. Un’assemblea che ancora non ha il placet delle autorità scolastiche per il tema delicato che vuol trattare, l’identità di genere, e per la testimonianza che vuol far ascoltare, appunto quella di Mako che, per sentirsi meglio col proprio corpo, ha scelto di dismettere il genere assegnatogli alla nascita, e cioè quello femminile, per passare a quello maschile.

Chi è Mako?

Io sono un ragazzo transgender e nel mio caso particolare vuol dire che ho fatto un percorso di transizione per cambiare il genere assegnatomi alla nascita, cioè da quello femminile a quello maschile. L’identità di genere è una cosa molto complessa e quello che molti non capiscono è che tutti arrivano, prima o poi, a confrontarsi con il proprio genere e a fare la propria scelta, una persona trans è qualcuno che capisce con il tempo il modo in cui vuole esprimere il suo genere e presentarsi agli altri.

Come giudichi quanto è accaduto?

Una reazione di questo genere da parte della scuola mi ha lasciato piuttosto basito perché mi aspettavo magari più diffidenza e scherno da parte dei ragazzi, con domande scomode o commenti cattivi, piuttosto che dalle autorità scolastiche. Non mi aspettavo certo tutta questa resistenza, credo che sia solo un modo di evitare di parlare della questione.

Perché fa ancora paura parlare di questi argomenti?

La questione è che l’identità di genere è vista come un problema dalle persone con un retaggio culturale abbastanza chiuso e vecchio mentre per molti ragazzi oggi è più un orizzonte da scoprire, è una possibilità di esprimersi e capire meglio sé stessi, è una questione che viene vista con libertà piuttosto che con chiusura. Chi la vede come problematica è perché esula dalla norma. Io credo che il problema è che non c’è educazione sessuale in generale nelle scuole e che, anzi, invece di parlare della questione, la si mitizzi o la si lasci nell’oscurità perché non si parla nemmeno di eterosessualità e l’ignoranza fa sì che scelte diverse dalla norma siano viste come altro, qualcosa di dannoso e oscuro. Fondamentalmente è proprio la mancanza di informazione che demonizza la storia così tanto. All’origine c’è la paura di affrontare questi argomenti, è la paura del diverso, di quello che non comprendiamo che ci blocca e questa cosa ha molto a che fare con il tema del razzismo che ultimamente imperversa molto in Italia.

Che cosa avresti raccontato ai ragazzi?

Sarebbe stata importante la mia testimonianza per spiegare, per esempio, come avviene la transizione dal punto di vista legale e per raccontare l’esperienza personale delle persone transgender, dai pronomi da usare ai rapporti che hanno con le persone con cui sono in relazione. Della questione dell’identità di genere non se ne parla affatto, si parla di matrimonio omosessuali o di adozioni per i gay, anche se ancora con molto odio ma se ne parla, invece per quanto riguarda l’identità di genere ci sono ancora molti problemi.

Che cosa rispondi alle obiezioni avanzate dalla scuola?

Trovo assurda la proposta di fare un contradditorio o di chiamare un esperto istituzionale. Avendo frequentato quella scuola, in tutte le assemblee a cui ho partecipato su temi diversi, per esempio la droga, non è mai stata chiesta la controparte. Quindi perché chiedere il contradditorio o un esperto solo per questo tema in particolare? Parlare di controparte significa avere due persone con due punti di vista sull’argomento differenti. Ma qui non si parla di un’opinione ma di una testimonianza di vita, di persone che ogni giorno si vedono la loro esperienza negata o messa in dubbio. Chiedere la presenza di un esperto significa dire che la mia vita non vale. Inoltre non esiste una figura statale preparata sul tema perché a livello istituzionale ci sono pochissime figure che si occupano di transizione e quelle che lo fanno sono psichiatri o psicologi del centro nazionale che si occupa di transgender. Per cui chiedere una figura esperta che parli di queste cose è chiedere di qualcuno che ne può parlare solo dal punto di vista medico.

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