La disputa sul “Fienile Protestante”, il dipinto in esposizione al museo Colloredo Mels sulla cui attribuzione al pittore fiammingo Van Gogh si nutrano dubbi sempre più crescenti, fa registrare una nuova svolta clamorosa. In scena irrompe addirittura Alphonsus Stoelinga, ambasciatore del Regno dei Paesi Bassi a Roma, che ha inviato una lettera nei giorni scorsi al Antonio Perticarini, direttore del museo, prendendo le distanze dalla mostra e dal catalogo nel quale si ringrazia proprio l’ambasciata olandese per la collaborazione offerta per la mostra. Nella lettera, che dovrebbe essere stata inviata anche al sindaco Fiordomo, scritta d’accordo con il Consolato, l’istituto Van Gogh di Firenze e il museo Van Gogh di Amsterdam, l’ambasciatore dice, testualmente, dopo aver preso visione del catalogo della mostra di essere rimasto “molto sorpreso nel vedere tra i ringraziamenti per la partecipazione anche il nome della mia Ambasciata, del Consolato Generale Onorario del Regno dei Paesi Bassi di Firenze e dell’Istituto Universitario Olandese di Storia dell’Arte di Firenze. Per evitare qualsiasi equivoco, vorrei far presente che da parte dell’Ambasciata dei Paesi Bassi a Roma, del Consolato Generale di Firenze e dell’Istituto Olandese di Firenze non c’è stata nessuna partecipazione alla realizzazione della mostra. Preferiamo non essere associati a questa impresa e ci farebbe piacere se nei cataloghi rimasti cancellaste i nomi di queste tre istituzioni olandesi.” Una presa di distanza che assume tutto l’aspetto di una denuncia per come l’operazione della mostra sia stata gestita gettando un’ombra pesante sulla sua credibilità. L’invito ad non essere associati a questa iniziativa fa sospettare, inoltre, che il dipinto, in fase di attribuzione al Van Gogh, sia effettivamente un falso come ha sostenuto sin dall’inizio Antonio de Robertis, uno dei massimi esperti del pittore olandese. E’, comunque, anche un chiaro invito ai promotori dell’iniziativa a muoversi con la massima prudenza senza millantare collaborazioni o avalli, che non esistono, da parte di enti autorevoli come l’ambasciata o l’istituto fiorentino. La cosa rischia anche di trasformarsi in un imbarazzante incidente diplomatico anche se per ora l’ambasciatore, Alphonsus Stoelinga, si è limitato ad una semplice diffida al direttore del museo recanatese. “Adesso che si sta scoprendo l’amara verità, dice de Robertis, gli organizzatori di questa sconcertante vicenda e i loro amici, con un pizzico di ambiguità che non guasta mai, ci vengono a dire che l’opera potrebbe essere ma anche non essere di Van Gogh, ma fino a poco fa ne erano strasicuri. Ognuno si prenda le sue responsabilità. Punto primo si faccia immediatamente un comunicato stampa, declassando il quadro a presunto Van Gogh, eliminando da subito, per coerenza, il pagamento del biglietto. Punto secondo si organizzi subito, e non l’anno venturo, un convegno serio.” I curatori della mostra, infatti, hanno assicurato che il dipinto sarà oggetto di indagini accurate e di ulteriori ricerche i cui risultati saranno portati a conoscenza nel corso del convegno che ci sarà l’anno prossimo al Politecnico di Torino.