A DIFESA DELLA SCUOLA STATALE

(Né di destra, né di centro, nè di sinistra…per amore della scuola). Nota di Girio Marabini.

Ho letto qua e là interventi che parlano della scuola in termini di scuola pubblica e di scuola privata. Tale dibattito ha infervorato giustamente  l’opinione pubblica.

Ritengo importante questa attenzione al mondo dell’ educazione, attenzione che non credo  legata solo agli aspetti economici ma che deriva, ne sono certo, dalla esigenza  dei cittadini di avere una scuola di qualità.

La scuola in questi ultimi 20 anni ha subito numerose trasformazioni a seconda delle idee e delle proposte  dei vari governi che si sono succeduti , senza tuttavia che fosse realizzato un progetto culturale di ampio respiro.  Ogni governo , infatti, con i suoi ministri  da Berlinguer, alla Moratti, per passare poi dal “cacciavite”  del Ministro Fioroni (ultimo governo Prodi) (così amava dire il ministro degli aggiustamenti da lui apportati),alla  Gelmini con la sua riforma (ultimo governo Berlusconi), ha voluto dire la sua sulla scuola apportando modifiche, che sono risultate, a mio avviso, “senza un’anima”. L’unico punto sul quale sono stati tutti d’accordo è stato il finanziamento della scuola privata.  Chi ne ha fatto le spese naturalmente  è stata la scuola statale. Badate bene ho detto la “scuola statale” e non la “scuola pubblica”. Non è questa una questione di lana caprina ma è una questione di sostanza. Il secondo Governo Amato nel 2000 (centrosinistra) ha approvato la legge  n.62 che all’art.1 comma 1 recita:” Il sistema nazionale di istruzione, fermo restando, quanto previsto dall’art.33, secondo comma della Costituzione , è costituito dalle scuole statali e  dalle SCUOLE PARITARIE PRIVATE e degli Enti locali.(…)

Al comma 2  prosegue:” si definiscono scuole paritarie, a tutti gli effetti degli ordinamenti vigenti, le istituzioni scolastiche NON STATALI  e degli Enti locali che a partire dalla scuola per l’infanzia , corrispondono agli ordinamenti generali dell’istruzione(…)”

Tale legge, con un bel giro di parole,  ha aperto la strada al finanziamento alla scuola privata che assieme alla scuola statale assolve(secondo la legge) una FUNZIONE PUBBLICA. I Governi successivi di centrodestra e di centrosinistra hanno confermato  tale legge. Mentre per la scuola privata da quel momento in poi vi è stata certezza di finanziamento , la scuola statale ha dovuto subire negli anni tagli e riduzioni di organico. Si capisce come sia dunque più appropriato parlare di difesa della SCUOLA STATALE piuttosto che di difesa della scuola pubblica. Chi  contesta i finanziamenti alla scuola privata in nome della difesa della “scuola pubblica”  di fatto difende (ironia della sorte) anche gli interessi della scuola non statale!!!

E’ chiaro, per quello che può contare, che il sottoscritto è a favore di un potenziamento della scuola statale , soprattutto perché sono convinto che  la scuola statale può garantire il rispetto dei principi di  eguaglianza e di pari opportunità e una istruzione libera ed indipendente, senza distinzioni d’ordine economico o sociale e all’insegna del pluralismo culturale. Che cosa intendo per scuola libera ed indipendente? Intendo una scuola libera da scelte ideologiche o di fede e indipendente dalle posizioni politiche. Una scuola cioé né di destra né di centro, né di sinistra che sappia guardare oltre, direi in alto, che sappia gestire il “non ancora” della cultura (la ricerca), che non sia vittima della “CULTURA DELLA POLITICA” ma sia luogo privilegiato della “POLITICA DELLA CULTURA” La questione che si pone a mio avviso è infatti la seguente: quale è o quale dovrebbe essere il rapporto tra politica e cultura (la scuola è cultura per eccellenza)?

Mi pare esistano due posizioni estreme: l’una  della cultura in qualche modo politicizzata, cioè della cultura che ubbidisce a direttive e impostazioni che vengono dalla politica e dai politici, quella che un tempo amava autodefinirsi “impegnata”, l’altra della cultura non politica, staccata dalla società e dai problemi che la società immancabilmente pone .      Il primo modo d’essere è sicuramente errato per eccesso di impegno, se così possiamo dire. L’altro modo è altrettanto sbagliato ma per difetto di impegno.
Lo stesso Norberto Bobbio  avvertiva in un saggio del 1952 (pensate!) (“Politica e cultura”,  Reprints Einaudi, 1974) del rischio che le due posizioni in antitesi portassero a far perdere alla cultura ” la sua funzione di guida spirituale della società in un determinato momento storico”, che è la sua stessa ragione d’essere.

Tra le due posizioni va cercata una nuova e diversa:  la posizione che nasce dalla discussione, quella che possiamo definire appunto come politica della cultura.

La politica della cultura è la posizione di massima apertura  verso le posizioni filosofiche, mentali ed ideologiche differenti: è il cercare ciò che unisce e non ciò che divide. La politica della cultura è la difesa e la promozione della libertà e proprio per questa strategia l’uomo di cultura non può essere di parte E tanto meno lo deve essere la scuola, culla della cultura e l’insegnante , intellettuale quasi per costituzione . E’ possibile dunque “il pensiero libero”  nella scuola?

Certamente. Con il ministro Berlimguer (centrosinistra) le scuole hanno ottenuto l’autonomia (principio di rilevanza costituzionale perché inserito nella riforma del Titolo V della Costituzione). Con l’autonomia, se correttamente praticata le scuole statali possono essere al riparo da qualsiasi ingerenza politica o di “regime”.L’apposito regolamento (DPR 275/1999) dell’autonomia scolastica afferma che “L’autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di LIBERTA’ DI INSEGNAMENTO E DI PLURALISMO CULTURALE e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento” (art.1,comma2). Il regolamento garantisce alla scuola statale autonomia didattica, organizzativa, di ricerca e di sperimentazione e di sviluppo,e le funzioni amministrative di gestione.

Per raggiungere tali obiettivi di libertà, e di indipendenza,di eguaglianza e di pari opportunità la scuola statale  necessita però di ogni risorsa disponibile.

Considerato che non sembra vi sia l’intenzione dei governi di tornare al dettato costituzionale (art.33 (…) Enti privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione senza oneri per lo Stato.”) almeno venga potenziata e garantita senza tagli economici e di personale la Scuola statale, che è la scuola di tutti.

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