30 minuti di astensione dal lavoro nel pomeriggio di oggi degli operai della Teuco per protestare contro il mancato pagamento della 13° mensilità concordato nel dicembre scorso per il 30 marzo ma che slitterà al 10 maggio. Un gruppo di operai è uscito dalla fabbrica stazionando all’interno del perimetro dello stabilimento mentre fuori dai cancelli i rappresentanti sindacali hanno spiegato i motivi della protesta.
Giuliano Caracini (Cisl): abbiamo deciso di rendere pubblico quello che succedendo perché sta diventando una situazione tragicomica in quanto nell’accordo siglato vi era la presa di posizione da parte nostra e dell’azienda di provvedere al pagamento della 13° mensilità entro il 31 marzo. C’è stato un incontro con la RSU aziendale la settimana scorsa in cui è stato dichiarato che il pagamento sarebbe stato prorogato di un’ulteriore settimana, e cioè al 10 di aprile. Già la situazione dei dipendenti è di sconforto e c’è una sorta di rassegnazione. Abbiamo accettato la proroga ma ieri è stata convocata un’altra volta la RSU ed è stato annunciato che per problemi bancari la 13° sarà posticipata al 10 di maggio. Si era ipotizzata di dilazionare la 13°, siamo arrivati anche a questo punto ma neanche questo è stato: il problema si dice che è le banche ma è chiaro che non è così. Quando ci sono delle dichiarazioni di questa maniera quella minima fiducia che c’era viene piano piano a sgretolarsi. Altra questione importante: il mancato pagamento del fondo plastica che è il fondo di categoria, il TFR: ci sono due rate che sono rimaste indietro. C’è anche la questione delle ferie: ci sono tante persone che hanno molte ferie arretrate che bisogna far godere perché sono un diritto. Nell’accordo era previsto che entro giugno sarebbero state godute almeno in parte: cerchiamo di spingere su questo. Da 189 persone siamo già passati a circa 170 perché alcuni, con l’accordo che era stato siglato il 19 dicembre 2016, piano piano hanno deciso di lasciare l’azienda con la speranza di trovare qualcosa di meglio. Non ci fermeremo qui ma questo è uno dei tanti tasselli che faremo per cercare di informare il più possibile di quello che sta accadendo in questa azienda che era il fiore all’occhiello di questa realtà maceratese.
Manuel Broglia (UIL): nulla di positivo dall’accordo del 19 dicembre: era un’ennesima apertura di credito nei confronti dell’azienda. Oggi ci troviamo di fronte all’ennesima difficoltà dell’azienda che ha spostato il pagamento della 13° mensilità di due mesi rispetto alla scadenza inizialmente concordata. Ci sono temi aperti come il fondo di previdenza complementare, che non è stato versato per intero, ci sono dei lavoratori che sono usciti dall’azienda facendo accordi che devono percepire ancora delle somme, c’è una situazione di incertezza per la quale crediamo che ci voglia anche l’intervento della Regione Marche perché quell’accordo di dicembre è stato siglato anche con l’aiuto della Regione e dell’assessore al lavoro. Scriveremo alla Regione chiedendo la riapertura del tavolo per capire qual è il futuro di questo polo produttivo molto importante per il territorio maceratese.
Vincenzo D’Alessandro (CGIL): ovviamente è una situazione complessa che da segnali pessimi. L’accordo io non lo ho mai amato perché non prevedeva un investimento: attaccare i costi, chiedere ancora sacrifici ai lavoratori con la cassa straordinaria: sin dall’avvio della nuova società siamo sempre stati con gli ammortizzatori sociali. Oggi nuovi ammortizzatori sociali, esuberi, licenziamenti: questo doveva camminare di pari passo ad un investimento per tentare una prospettiva futura. La situazione non è semplice: pure il colosso del vecchio proprietario, IGuzzini, non ci è riuscito seppur, a differenza di questa proprietà, investendoci e mettendoci tutta la volontà. Questo accordo non funziona perché non ci sono investimenti e prospettive, non si riesce a reperire nemmeno le somme necessarie per la normale gestione, almeno per quanto riguarda i lavoratori. Anche il pagamento degli stipendi slitta ogni volta a fine mese successivo. Quando i segnali si sommano, le preoccupazione aumentano. Sono andati via circa una trentina di dipendenti e ci sono altri che hanno dato la disponibilità a uscire alla fine del percorso della cassa. Non c’è una visione strategica della situazione.
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