Eseguita Misura Cautelare

Nel pomeriggio di ieri, i militari della locale stazione hanno provveduto a dare esecuzione all’Ordinanza di Applicazione di Misura Cautelare in carcere, emessa lo scorso 28 novembre dal Tribunale di Ancona, a firma del G.I.P. Dott. Carlo CIMINI, traendo nuovamente in arresto B.H., nato in Marocco, Classe 1980, residente a Castelfidardo, coniugato, nullafacente, pluripregiudicato. La misura cautelare scaturiva dalla richiesta di aggravio degli arresti domiciliari a cui il marocchino era stato sottoposto all’atto dell’ultimo arresto, accettata e condivisa dal G.I.P di Ancona, considerando i gravi indizi di colpevolezza raccolti dai Carabinieri di Castelfidardo e dal fatto che il malfattore dalla sua ultima “impresa” di  “Tentata rapina – artt. 56 e 628/2° del C.P.”, consumata in data 12 novembre u.s. in una abitazione di Castelfidardo ai danni di un 41enne, dove si era introdotto per consumare un furto e sorpreso dal proprietario, con cui si scontrava in una colluttazione usandogli violenza e riuscendo a fuggire al fine di garantirsi l’impunità, ma successivamente identificato dai militari operanti.

Il provvedimento, a seguito degli ulteriori accertamenti di P.G., poneva in evidenza come l’arrestato fosse soggetto socialmente pericoloso, con elevato rischio di recidività, in quanto le indagini hanno dimostrato che la commissione di furti in abitazione costituisse per il delinquente marocchino una consuetudine e fonte stabile di sostentamento.

Le indagini condotte dai carabinieri hanno altresì acclarato come il pluripregiudicato avesse già trasferito il proprio nucleo familiare in Marocco e nel contempo, mentre era agli arresti domiciliari, progettata la propria fuga nel paese dìorigine, dove era intenzionato a raggiungere i propri congiunti, in modo da sottrasi alla giustizia italiana e assicurarsi la totale impunità.

L’arrestato condotto nella locale caserma di Castelfidardo, dove venivano espletate le formalità di rito, sottoposto al fotosegnalamento e rilievi dattiloscopici, al cui termine veniva tradotto e recluso nella Casa Circondariale di Ancona-Montacuto.

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